martedì 15 dicembre 2009
Il candito della violenza e l’anomalia Berlusconi
Detto ciò vorrei soffermarmi un attimo a riflettere su questa tesi che sta prendendo piede, trasversalmente su tutti i media di ogni bandiera, secondo cui tale gesto sia stato la quasi naturale conseguenza di un esecrabile clima d’odio alimentato da qualche anno sia dalla politica che dal mondo dell’informazione, e che ha per obbiettivo primario la persona di Mister Ricrescita.
Per prima cosa , come molti commentatori hanno sottolineato, l’atto è stato perpetrato da un malato di mente, per definizione persona che agisce spinta da istinti non imbrigliabili dalla ragione. Vedere quindi nel gesto il prolungamento di qualcosa che invece si situa aldifuori della testa del folle, una motivazione insomma di carattere sociale, è privo di qualsivoglia logica.
A questa osservazione molti controbattono che è proprio la presenza di tali schegge impazzite che dovrebbe condurre tutti ad un abbassamento dei toni. Be’, Che dire? Pretendere che venga messo un morso alla pubblica opinione perché esiste una remota probabilità che nel mondo ci sia un Mario Rossi pronto a raccogliere la prima provocazione per scatenare la sua ira repressa contro un nostro pubblico ufficiale, mi pare una bella cazzata. Insomma, quel povero disagiato certo avrà altri modi per scaricare la propria violenza (forse anche lo stesso) senza alcuna necessità di una sollecitazione esterna.
Quello che fa specie è che in preda ad un buonismo di comodo – opportunità di tirare una stoccata agli ambienti più incontrollabili dell’opposizione per quanto riguarda il governo, la paura da parte della sinistra di essere identificati con questi “mandanti morali”- si continui a tirar fuori i fantasmi di un tetro passato di terrorismo che ha caratterizzato l’Italia per un ventennio. E via con il susseguirsi di appelli alla pacatezza, alla moderazione, al quieto dialogo, ai baci e agli abbracci. Ma nessuno si rende conto come la situazione odierna poco ha a che condividere con quella degli anni di piombo. Anche nelle sue manifestazioni più violente, le rivolte a cui assistiamo oggi, mancano di quel collante ideologico che caratterizzava i movimenti (soprattutto terroristici) di quegli anni; non esistono vere rivendicazioni; non c’è un’omogeneità di classe ne un’effettiva classe a cui contrapporsi; non si situano all’interno di un conflitto internazionale tra due opposti schieramenti; non hanno referenti politici che possano costituirne una guida, ne anime intellettuali che rappresentino la testa; anzi, sono spesso considerati movimenti “anti-politici”. L’unica cosa che li unisce , li compatta, li muove è la loro posizione – pro o contro – rispetto alla persona di Mr. B. E’ lui il catalizzatore della battaglia politica italiana. È lui che ha condotto ( indirettamente ma spesso direttamente) ad una recrudescenza della violenza politica come mai vista in questi ultimi 15 anni. Ma attenzione, si parla proprio della sua persona non della sua politica; anche perché di politico all’interno del centro-destra c’è ben poco perché questo possa considerarsi caratterizzante e costituisca una distinta identità. Niente comunque perché possa così tanto distinguersi dallo schieramento opposto e scatenare un odio ideologicamente schierato. No, è l’uomo Berlusconi che diviene bersaglio di una critica feroce. Per invidia? Per pregiudizio? Perché intere classi sociali, categorie professionali, ordini, mestieri, capi di stato, culti religiosi… sono divenuti comunisti? Sono poco propenso a credere ai complotti – vorrei ricordare inoltre agli elettori del Pdl che Berlusconi non ha nulla a che vedere con l’anticomunismo, spiacente-. Il fatto è che l’artefice di questa personalizzazione della politica italiana è stato proprio lui. È lui quello che presenta leggi in parlamento per il suo tornaconto e le trasforma anche il DDL. È lui che apre conflitti istituzionali con la corte costituzionale, il presidente della repubblica ( persino il re se fossimo stati una monarchia) se questi si frappongono, per dovere sancito dalla costituzione, alla sua volontà. È lui ad imputare la vittoria del centrodestra al consenso intorno alla sua singola persona. Perché, diciamolo: il centro-sinistra è uno stato in aperta guerra civile, ma il centro-destra è una monarchia assoluta, dove il partito si identifica nel capo-fondatore-finanziatore-imperatore, senza possibilità di un minimo dialogo, pena l’epurazione. La conseguenza? Ogni attacco alla politica della maggioranza coincide con un attacco a Berlusconi e viceversa.
Quello che insomma voglio dire ai tanti Cicchitto, Bondi, Schifani, Feltri (e persino Politi e De Bortoli) è che se si vuole interrompere la spirale di violenza e ritornare a parlare di riforme – e magari creare una vero centrodestra- occorre che svanisca l’anomalia Italiana: Il sultano Berlusconi.
martedì 1 dicembre 2009
LA NOSTRA CULTURA? IL CANDITO DELLA PUREZZA CULTURALE
Innanzitutto, quando si fa appello alle istituzioni perché venga " garantita la continuità della propria cultura" [ Stefano Fontana ne “l’occidentale”] , mi chiedo cosa si intenda per "propria cultura". Quali sono i confini, geografici, cronologici di una cultura? coincidono con quelli nazionali?continentali? regionali? Cosa ce ne facciamo delle miriadi di contaminazioni di ogni provenienza, che la storia ed il caso hanno cementato, fino dare vita a quella che oggi è chiamata "nostra cultura"?L'islam non può farne parte? non ne ha mai fatto parte?
Inoltre molta paura mi fanno le parole del nostro ministro degli interni, quando dichiara "quando il popolo decide bisogna tener conto della sua volontà" . Cosa dichiarerebbe in nostro se un referendum sulla legittimità dello stato di Israele venisse promosso nei territori palestinesi o nel democratico libano? Magari un referendum sulla costruzione di sinagoghe nella repubblica iraniana. Tutti referendum dall'esito quasi scontato ma certo non digeribile da uno stato democratico occidentale. Sarebbero anch’essi da assecondare?
Inoltre, noto come molti trai nostri concittadini accostino questo divieto referendario, al pronunciamento da parte della corte europea sull'affissione dei crocefissi nelle aule scolastiche, con il fine di palesare l'ipocrisia di molti laicisti nostrani sconcertati dal primo. Non capisco come questi neo-crociati ( in senso letterale) non sentano lo stridere di forte contrasto tra un messaggio che dovrebbero rimanere confinato nell’ambito civile e religioso e delle istituzioni prettamente laiche come quelle della scuola pubblica. Contrasto presente nel caso del crocifisso ma non in quello svizzero.
venerdì 27 aprile 2007
A PESCA DI CANDITI CON LA "RETE"

A girare con un po’ di attenzione per l’immenso mare di internet si nota con facilità che questo è carico di una fortissima dose di disillusione e sfiducia che, in alcuni siti ( e nei molti forum), rasenta la paura dell’apocalisse.Specie in quella che viene spesso definita - in maniera devo dire un po’ sfumata ed impropria - "Controinformazione " e che rappresenta spesso il più "bruno" dei nichilismi.
Credo che questa energia negativa, sia energia assolutamente sprecata, ma questo è un altro discorso.Ciò su cui vorrei soffermarmi invece è la faccia positiva ed "illuminata " della medaglia (che come potrete immaginare andrò a criticare); quello che rappresenta sempre più l’elemento di "speranza" e fiducia tra i frequentatori della rete:
Le potenzialità informative della rete stessa e la sua capacità di divenire il più grande trampolino di lancio per una possibile "rivoluzione" nel "mondo degli umani"[sic].Internet come nuova rivoluzione non solo tecnica ma sociale,politica, umana, ed innanzi tutto informativa -come fu la stampa di Gutenberg nel XV secolo-.
Ma ciò che qui occorre fare per poter andare successivamente ad analizzare quali sono le vere capacità del mezzo ,qual’è la sua agilità nello sfuggire da quelli che sono i POTERI FORTI , vedere poi i suoi aspetti psicologici e sociali ,penso sia dare un senso al termine INFORMAZIONE nelle sue varie sfaccettature e soprattutto nel contesto del network.
Bisogna infatti opportunamente distinguere la sua capacità informativa da quella comunicativa e successivamente tra notizia - come input per la conoscenza degli eventi dell’attualità - e mero dato.
È infatti indubbio che internet sia il più ampio ,veloce e democratico sistema di comunicazione tra singoli individui. Ognuno può ,per necessità o voglia, infilarsi in qualche recondita maglia della rete per urlare il proprio pensiero (spesso dissenso). Se nel mondo reale spesso si è costretti da mille circostanze a costringerci negli stretti incastri che la vita quotidiana ci assegna e appicicarci del nastro adesivo alla bocca , nel mondo "binario" ci trasformiamo tutti in strilloni,sovversivi, opinionisti, commentatori, critici di ogni aspetto della nostra esistenza: dal rigore non dato, all’omicidio nell’Ohio passando per la manovra di inalzamento dei tassi di interesse della Banca Centrale.Questo repentino ed universale scambio di opinioni (quasi) sempre libero e non filtrato, ha l’effetto di modificare la percezione che abbiamo di ciò che ci circonda e di ampliare la consapevolezza di come "va il mondo".
Ma si tratta appunto di percezioni,valutazioni soggettive facilmente passibili di errore e distorsioni, quindi elementi che si possono distaccare frequentemente da quello che è il reale ;il quale non sempre corrisponde all’opinione che ne ha la massa; neppure la maggioranza!.
Per quanto riguarda il secondo aspetto , internet è una fonte inesauribile di dati, di qualsiasi tipo:Puoi sapere in un attimo la profondità del lago di Bracciano, la durata della battaglia di Waterloo , il sistema politico di Trinidad & Tobago, la distanza Terra-Saturno … dati numerici, distanze, lunghezze, informazioni di cultura generale utilissime e magari indispensabili ma sostanzialmente NEUTRE.
La cosa si fa più complicata quando ciò di cui ha bisogno il fruitore del servizio è una vera e propria "Notizia" con la "N" maiuscola:
quell informazione chiave ( e spesso controversa) legata all’attualità , difficile da reperire autonomamente, che da sola può modificare VERAMENTE le scelte del nostro amico "attore sociale" ma può anche influire nella sua formazione ideologica.
Il fatto è che la rete è costituita - molto più che i mezzi di comunicazione/informazione sino a poco fa considerati - da una messe di dati,opinioni,pareri, numeri,considerazioni,punti di vista e, appunto, informazioni( in senso ora generico e comune), infiniti, quasi ipertrofici.
Perché la figura che più si avvicina a questo mezzo non è la "Rete" con le sue maglie più o meno strette ma è bensì uno SCARICO senza filtro;non esiste nulla, se non una pallida coscienza ed onestà intellettuale personale, a fare da schermo a ciò che si presenta quotidianamente di fronte ai "malati della tastiera".
Ogni spunto e buono per comunicare, per esprimersi, PER ESISTERE, anche sotto forma di bit, anche attraverso la più grande sciocchezza.E se la tecnologia dell’"informazione " progredisce ogni anno, mese, giorno, donandoci terabit di dati (di ogni tipo e genere), rendendoci potenzialmente onniscenti, l’uomo resta lo stesso. Un animale limitato e debole;anche intellettualmente.
Molti osservano che se con in mano uno o 2 quotidiani ,un individuo si trova davanti a sempre le stesse misere notizie incapaci di elevarlo dal "gregge belante dell‘ignoranza", dinanzi ,invece, ad uno schermo connesso , questo si trasforma in un essere dalle capacità illimitate, comequasi illimitata diviene la sua capacità di reagire di fronte alle notizie che lo assalgono.
Si scordano però che il senso critico di un uomo non cambia a seconda del mezzo che consulta, ma e suscettibile di altre variabili molto più personali e legate alla storia di questo, come la formazione culturale, le capacità intelletuali l’esperienza di vita …
Insomma la questione è sempre la medesima: quanto conta perfezionare un’automobile se il guidatore è un ipovedente?Il rischio dato dal mezzo è che il nostro povero amico si trovi a dover scegliere a cosa credere( ergo formarsi una chiara opinione della sua realtà) in un universo di informazioni confligenti e contrastanti spesso l’una con l’altra.Perché se è vero che il cartaceo è limitato nei contenuti e spesso stretto nelle mani delle potenti case editrici, pubblicitarie e delle vecchie o nuove ideologie di partito è anche vero che chi si prende la briga di pubblicare una Notizia deve portarsi sulle spalle una responsabilità economica e di immagine non indifferente e sicuramente non paragonabile a quella delle "fiammelle" dell’informazione(o "controinformazione") esistenti su internet.
Direi che è il momento dell’esempio esplicativo, no?
Inventiamoci un argomento e dei protagonisti della rete TOTALMENTE immaginari.
Diciamo che su di un fronte on-line esista un creatore di blog,che chiameremo Impegnatissimo, deciso a difendere a spada tratta la Versione Ufficiale del 12 settembre 2002. Quest’individuo dice talmente tante sciocchezze ma talmente tante sciocchezze (e di tale portata) che il suo blog è uno dei più visitati d’Italia e i suoi "fallaci" lavori di analisi e le sue tesi sono ripresi da diverse trasmissioni televisive nonché articoli giornalistici.
Dal lato opposto c’è un webmaster dalle opposte opinioni, che chiameremo Marcuzzo, che attacca ogni tre per due ogni singola affermazione delle tesi della Verità costituita. Sotiene delle "enormità" così balzane ma così balzane ,che il suo sito ha migliaia di iscritti e centinaia di visitatori quotidiani ed il suo libro (pubblicizzato nello tesso spazio) è andato a ruba.
Abbiamo così creato 2 vastissime "coalizioni" con 2 peculiari percezioni del reale diametralmente opposte che paradossalmente si sostengono entrambe su pilastri fatti di cartone e su di opinioni personali praticamente non verificate.
Quello che risulta ancora più assurdo è che ,data la non facile riduzione del mondo a poche semplici e stilizzate variabili spesso monocromatiche, nessuno dei 2 potrebbe detenere LA VERITà da tutti (lo so che non è vero ma e bello sperarci)anelata , ma potrebbero essere entrambi anni luce distanti da essa.
Ma mettiamoci nell’ottimale condizione che almeno uno dei nostri caballeros la possegga.
Siamo disposti ad accettare che una popolazione così ampia - riducibile per facilitare l’esempio ad una metà degli interessati(o intrappolati nell‘argomento) - sia tratta in inganno dal solo capriccio di un manipolo di "autori"?
Poi
Qual è la vera responsabilità di questi, di fronte ai propri utenti se un qualsiasi sito dal nulla si è generato ,prospera nel nulla delle sue responsabilità "editoriali",vive nel nulla dell’anonimato e può tornare in tale nulla senza accusare il colpo di una smentita pubblica?
E di nuovo la domanda iniziale in cui tutto il discorso si riduce:
Quali sono le reali capacità del singolo utente in termini di : conoscenza, senso critico ,volontà, tempo ed INDIPENDENZA REALE (siamo consapevoli dei percorsi obbligati che molti siti ci fanno seguire?!) di fronte al crescente sviluppo dell’"informazione interattiva"?
Per dare un senso ed una conclusione (che tale poi non è) a questo banale mio discorso posso solo dire, dal mare di scetticismo nel quale galleggio, che internet è, si uno straordinario mezzo di comunicazione e quindi amplificatore delle percezioni generali della situazione storica e sociale in cui viviamo. E come catalizzatore e propulsore dell’informazione(concetto vasto come visto) non può che contribuire - come è sempre stato nella storia dallo sviluppo della scrittura alla registrazione ottica passando per la stampa a caratteri fissi e mobili - a dare una spinta verso il processo democratico e all’emancipazione individuale e sociale.
Ma dobbiamo renderci conto anche delle potenzialità negative ed esiziali di un mezzo che nasconde nella sua infinitezza il germe dell’annullamento della realtà e del distacco da una più concreta consapevolezza del mondo che ci circonda - attraverso dati che si annichiliscono l’un l’altro- e nella sua apparente libertà la possibilità di un remoto e dissimulato controllo da parte di quelli che possono essere considerati i poteri forti dell’economia globalizzata.
Questo non voleva essere un elenco completo dei controversi aspetti che caratterizzano internet( quelli psico-sociali non sono stati trattati e quelli del monopolio mediatico appena accennati) ma spero che possa essere un valido spunto per estendere ed allo stesso tempo approfondire la discussione sul tema.
Gianluca Nichilista
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AGGIORNAMENTO
scusate i tanti errori della prima versione , ho cercato di piazzarci una toppa :-)
martedì 24 aprile 2007
A volte ritornano...quando meno te l'aspetti...
Mi apposto nell'aula magna dove noto uno strano fervore, ed un numero insolito di persone...dopo una mezzoretta l'aula si riempe ed ad un tratto appare lui, accompagnato da un fragore di applausi, alla vista si direbbe "solo" un ometto orientale.
Lo presenta una nostra professoressa, con voce rotta dall'emozione...è NAGAI GO...
Ora io non essendo un appassionato della materia non capisco a cosa sia dovuto tutto questo clamore...ma appena dietro cominciano a proietare immagini di fumetti i cui protagonisti sono niente popò di meno che:Devilman, Mazinga Z, Goldrake, Jeeg...la pelle d'oca fa la sua comparsa sulla mia pelle!E sì e proprio lui ,l'autore di fumetti le cui trasposizioni animate...hanno riempito le mie fanciullesche giornate, le mie ore di gioco, il mio modo di parlare, il mio modo di pensare il mondo dagli occhi di un robot...era l'italia degli anni ottanta...ero alto come un soldo di cacio,però potevo disentegrare chiunque con il mi oraggio laser, volavo lontano, munito di alabarda spaziale e correndo sulla moto insieme al fantastico Jeeg...erano altri tempi, dove il perbenismo di piciakù non c'era, si doveva salvare ogni giorno la terra dagli invasori!!!Così finita la conferenza stampa mi sono sentito il dovere di stringergli la mano...già un dovere ringraziarlo per aver inventato qualcosa che nessuno potrà più invetare per me...Ricordi Fanciulleschi!
Mr.Mele



lunedì 23 aprile 2007
BENVENUTO! ed i canditi iniziarono a tremare


ringrazio quindi l'amico mr_Mele per aver accettato di aderire a questa piccola battaglia contro l'assolutismo culturare e la "dittatura delle tradizioni" e spero che i suoi contributi ed il gemellaggio con il suo blog http://merekunnoburogu.blogspot.com possa apportatare un valido contributo e della freschezza a questo spazio dimenticato da DI... da tutti diciamo :-)

ciao gianluca

martedì 17 aprile 2007
mezzo candito,più tre quarti di candito, più un altra metà , dopo un supplemento...the labirint of instruction

per una volta voglio vestire anche io i panni di chi addossa colpe(meritate) alle istituzioni. ed in questo caso voglio scagliare una lancia contro il pessimo riformismo italiano in materia di istruzione , che attraverso giochi di prestigio ed opere di sartoria spicciola vuole far dimenticare agli addetti al settore (quindi tutti i cittadini) le carenze finanziarie e strutturali del sistema scolastico ,universitario e della ricerca in Italia.
in particolare mi riferisco ai nuovi, super nuovi, nuovissimi ordinamenti che hanno trasformato i vecchi , e a mio parer apprezzabili corsi di laurea in una specie di corso scolastico elementare ed evanescente nella preparazione.
per la smania di omologazione " agli standard internazionali" e appiattimento europeista ,che imperversa ormai ogni settore della vita sociale , dall'economia sino all'istruzione, sono stati introdotti in questi anni sistemi quali il 3+2 ,forse l' 1+2+2 pressoché in ogni disciplina, senza considerare le esigenze formative e le differenze di percorso tra facoltà.
faccio un esempio personale.
terminato il liceo(discorso a parte) decisi che era giunta la volta buona che indirizzassi la mia vita verso quello che era sempre stato un mio pallino: la fisica.
ora, nel vecchio ordinamento il corso di fisica durava 4 anni per un totale di 24 esami e si usciva fuori dalla facoltà già specializzati e con un pesante bagaglio conoscitivo sotto a mo di certificato di garanzia.
con la riforma generale delle università il corso è divenuto anch esso un 3+2 costituito da 35 esami la triennale a cui se ne debbono aggiungere 14-16 di specialistica.
ma non è qui solo che è sito il problema. il fatto è che tale pletora di esami ha portato ad una parcellizzazione e frammentazione di materie che ha scomposto in maniera difficilmente "ricucible" il sapere e il quadro di conoscenze che ogni studente neolaureato deve possedere per poter a pieno titolo entrare nel mondo della ricerca/ lavoro.
ecco che analisi 1 diventa: analisi 1 parte prima , analisi 1 parte seconda, analisi 1 la vendetta, ...
tutto comodamente distribuito in TRIMESTRI difficilmente frequentabili dallo studente medio(che comunque mira a divenire professionista medio alto)
il primo corso che olezzava di vera fisica si vedeva il terzo trimestre del primo anno, ma per un periodo breve abbastanza per non far capire all'ostaggio della facoltà dove si trovasse.
ergo : scappai subito( chiaro non solo per ciò, ma il fatto ebbe un peso notevole).
e dove approdo:
in uno dei nuovissimi corsi di laurea interfacoltà nati per partorire dopo "meravigliosi anni di formazione, ricerca ed esperienza sul capo" nuove figure professionali in settori di nicchia ma sempre più importanti.
eccomi avvolto dall'universo di ECONOMIA DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E DELLO SVILUPPO ,per gli amici a casa ECIS
potrei spiegarvi brevemente di cosa si tratta, ma vi tedierei ; potrei farvi un corposo elenco delle problematiche connesse a questo settore di studi. quello che però penso vi basti sapere è che dopo anni di frequentazione, io (ma tutto il resto dei desperados che lo frequenta) non siamo ancora riusciti a capire di cosa si tratti!
quello che ci fa persistere nel proseguire è una vocina che spesso si aggira nelle file della posta o nei bar con il tono di qualche anziano pensionato o di impiegato frustrato ma che in fondo arrovella il cervello anche di noi studenti:" signora mia , oggi senza il pezzo di carta della laura non si va da nessuna parte"
luogo comune, ma disgraziatamente vero. e ad ogni modo 3-5-7 anni di studi non si buttano nel cesso. anche solo per rispetto di se stessi.
ed un corso di laurea non può essere solo un test per capire i propri interessi e le personali capacità , per poi balzare da un corso ad un altro o perfino a raggiungere la casa-base: la rinuncia agli studi. ti deve dare qualcosa di concreto.

finiamola di mutuare a nostro piacimento (nostro?) dal restante mondo civilizzato occidentale solo gli aspetti burocratici e spesso non adattabili al nostro modo di essere. spesso persino deleteri se qui contestualizzati.
i problemi legati all'istruzione ed al mondo della ricerca sono molti altri qui giù nel 2° mondo dell'Europa, ma questo non mi pare un aspetto trascurabile.
Gianluca vox populi
canditi mobili e canditi immobili

Nell'analizzare la situazione dei trasporti pubblici italiani l'argomento culturale , quello urbanistico e storico non possono essere trascurati.
L'uso dei trasporti, la loro efficenza, la tipologia differisce da stato a stato ed a seconda del contesto.
non so quanti di voi si sono trovati a vivere od anche solo a visitare una città dell'Europa dell'est.
un anno della mia vita l'ho passato a Praga.
una delle cose che mi è rimasta più impressa è stata l'efficenza dei trasporti pubblici, la loro capillarità e la penuria di automobili che giravano per la città
i mezzi più usati sono quelli su rotaia : metropolitane, treni e tram (quasi uno sconosciuto in Italia :-( )
posso dire che per uno che non ha mai posseduto un automobile ( e neanche la sa guidare ) era un paradiso.
bisogna però analizzare il perché .
le città dell'ex blocco sovietico erano tutte molto piccole e costituite da un "ring" centrale compatto e poco intricato (per quanto concerne le arterie principali), che rappresenta non solo il centro della città, ma proprio si può dire la città stessa in termini di dinamismo sociale . quasi nulla esiste va invece nell'anello esterno.
con lo sviluppo poi del comunismo , della sua successiva influenza sugli stati limitrofi ed il paradigma dell'industrializzazione , decine , centinaia di migliaia di individui si sono trasferiti in massa dalle campagne e dai paesi rurali , nei dintorni della città .
così si è venuta a formare una periferia proletaria costituita da territori costellati da enormi casermoni totalmente dipendenti dal centro per ogni esigenza.
con il passaggio al capitalismo , al terziario e soprattutto con l'invasione di capitali stranieri il tutto si è esacerbato : il centro diveniva la zona "residenziale" per i nuovi "finanziatori "stranieri e dei turisti/villeggianti e luogo ideale per spendere ; la periferia un sobborgo dove i lavoratori andavano semplicemente a dormire
questo che riflesso ha avuto sulla rete di trasporti?
il centro della città , essenziale e di piccole dimensioni,rigidamente strutturato(pochi blocchi e poche strade ampie ) con il suo sistema di comunicazioni storico , a sua volta essenziale, poteva essere facilmente integrato e connesso con l'anello esterno costituito da semplici casermoni .
questi paesi fino ad oggi hanno attraversato un lungo periodo di povertà , e tutti i governi( statalisti o di mercato) erano al corrente dell'essenzialità del problema trasporto e l'impossibilità per ogni cittadino di dotarsi di una macchina ( credo, non ne sono sicuro che il mercato automobilistico era ed è indirizzato più verso l'export).
così anche nel passaggio dal Welfare comunista a quello moderno , i trasporti pubblici hanno mantenuto un forte grado di importanza e sono stati sempre soggetti ad una manutenzione persistente, ad un progressivo miglioramento ed una continua serie di offerte e politiche di prezzi bassi.
(per esperienza gli studenti pagavano pochissimo i trasporti urbani anche in termini assoluti. ma non solo loro)
nessuno, specie tra i giovani, ha la necessità di investire in un mezzo inquinante , costoso e sostanzialmente inutile come l'automobile fintanto che esigenze famigliari non lo obbligano a comprarsi una piccola utilitaria ( di solito una Skoda) da usare il meno possibile.
questo nell'est ; in particolare a Praga
supporre però che ciò possa avvenire in una città italiana di medie-ampie dimensioni mi pare poco possibile, visto la diversa urbanistica di queste , per la morfologia del territorio ,per le diverse esigenze imposte dalla nostra economia "più varia", e anche per un fattore chiaramente culturale (di difficile interpretazione ahimè)
p.s. questa , chiaro, è una mia interpretazione degli sviluppi della rete di trasporti nell'est Europa in base alla mia esperienza e ciò che ho visto
diciamo no all'invasivo candito nelle nostre vite

diciamo no a questo