lunedì 28 maggio 2012

BARBECUE VENUTI MALE




Il problema dei Keynesiani (neo, paleo, cripto...) é quello del "BARBECUE":pensano che se la fiamma non parte basta aspergerci sopra un sacco di alcol. Più alcol si getta, più la fiammata é alta, e più il barbecue sarà vispo. Il problema, però, é che se manca il carbone, puoi metterci tutto l'alcol che ti pare: servirà a un cazzo.I paesi emergenti hanno un sacco di carbone: riserva di manodopera a basso costo, giganteschi flussi emigratori, intensa urbanizzazione, infrastrutture tutte da creare, know how facilmente COPIABILE dai paesi sviluppati... L'alcol può avere il suo effetto.L'occidente, nel suo insieme, ha poco carbone; l'Italia pochissimo (la grecia manco il corriere della sport per accendere) per svariati motivi : miserrimi valori negli indici della libertà economica e nella facilità di fare impresa; un sistema d'istruzione superiore di infimo livello; un mercato del lavoro rigido e duale; una giustizia farraginosa; salari più alti della produttività e salari pubblici più elevati di quelli privati; un livello di tassazione elevatissimo, unito ad un debito ed una spesa pubblica giganteschi, servizi scadenti… L'italia ha problemi dal lato dell'offerta, non della domanda. Non dico che é così SEMPRE e per TUTTI: dico che é così per L'Italia di oggi. Se vogliamo, possiamo farci prestare dell'altro alcol tedesco, ma di carne ne cucineremo ben poca. 


Gianluca Frattini

I FALLIMENTI DEL SISTEMA SOLARE



"E' il mercato che fallisce"; "E' lo stato a fallire"; "il capitalismo sta fallendo"; "no, a fallire è la pianificazione centrale".


A ben guardare TUTTI  i sistemi complessi sono, prima o poi, destinati a fallire. Anche la natura, sebbene la cosa non ci paia facilmente concepibile, "fallisce". Le specie viventi si estinguono, i sistemi stellari esplodono o "si spengono" (in realtà la dinamica è più complessa, ma non  serve addentrarsi nei particolari), l'universo, probabilmente, scomparirà in una nube di entropia (Big Freeze) e, sopratutto, ogni individuo di una specie vivente è destinato a morire, per quanto possano essere imponenti gli sforzi, volontari o meno, atti ad evitare tale drammatico finale. Il fatto è che la natura non è teleologica, non ha un fine ultimo, uno scopo: semplicemente agisce. Pertanto non si può parlare di "fallimenti" veri e propri, ma di rotture di equilibrio, conseguenti a continui e progressivi cambiamenti di stato del sistema. Ma in definitiva, dal nostro punto di vista antropocentrico, possono certo essere accostabili ai fallimenti per come li intendiamo.
 Per i sistemi umani, quelli prodotti dal nostro intelletto -cioè la proiezione dei nostri neuroni sulla realtà, per i riduzionisti come il sottoscritto- sussiste però l'illusione che questi debbano essere progettati per non fallire mai. Anche perchè noi umani di scopi nella vita ne produciamo a profusione. Siamo creature teleologiche. Tutti i nostri costrutti morali ed etici hanno alla base il concetto di "fine ultimo".
 Ed invece il fallimento dei sistemi "artificiali, che siano sistemi di produzione o sistemi politici, è una regolarità nella nostra storia.
Per fare due esempi concreti: il sistema capitalistico basato sul libero mercato, è il sistema di produzione che ha presentato le migliori performance per quanto riguarda la crescita ; non si può dire lo stesso per quanto concerne l'uguaglianza dei redditi; la sperequazione che si viene a creare, inoltre, nel lungo periodo può affliggere le stesse prestazioni nell crescita. Di contro, i sistemi a pianificazione centrale, nel breve periodo raggiungono considerevoli livelli di uguaglianza; invece, nel medio-lungo periodo non sono efficienti per quanto concerne la crescita (ed hanno la malsana tendenza a produrre regimi politici dispotici e totalitari); la mancanza di crescita, inoltre, nel lungo periodo può anche intaccare pesantemente l'uguaglianza distributiva.

Mi astengo da fare inutili riflessioni su altri sistemi di produzione che si sono presentati nel corso della storia.

Con una tale dinamica, in cui violenti e inattesi cambiamenti, uniti a errori e contraddizioni immanenti ad ogni sistema (chiamiamoli "errori genetici" se vogliamo mantenere il legame metaforico con la natura), conducono al superamento degli stessi e, probabilmente, anche alla nostra definitiva estinzione, qualsiasi giochetto di politica monetaria, fiscale o salariale, ha praticamente lo stesso effetto che può avere una vita sana, un regime alimentare controllato, e una buona dose di medicinali nei momenti di malattia, sulla nostra probabilità di sopravvivere alla morte.

Cosa fare? Diventate religiosi :-D

Gianluca Frattini

mercoledì 23 maggio 2012

VAI AVANTI TE CHE A ME VIE' DA RIDE'.



Ma lasciamo stare tutto. Diciamo che la soluzione, in definitiva, è questa: aumentare i salari dei dipendenti privati, ma a parità di pressione fiscale e spesa pubblica. Anzi, sarebbe meglio aggiungerci anche una bella patrimoniale nei confronti dei “ricchi” (qualsiasi cosa voglia si voglia indicare con  questo termine ) e anche aumentare la spesa, e in maniera consistente,  per dar vita al moltiplicatore. Inoltre, siccome non ci è consentito bloccare i capitali nello spazio  UE, chiediamo anche agli imprenditori tedeschi, finlandesi, olandesi, di aumentare gli stipendi, e in misura doppia della nostra, altrimenti si creano altri squilibri (naturalmente ciò non avrà alcun effetto negativo sulle aziende di tali paesi che puntano sull'export, sull'occupazione e, soprattutto, sui consumatori dei paesi importatori). In aggiunta, dovremmo chiedere ai contribuenti dei paesi sopra citati, che nel frattempo grazie all'intervento precedente son divenuti tutti ricchissimi, di sobbarcarsi il finanziamento di EuroBond, ProjectBond, JamesBond...
 Poi, siccome i nostri dipendenti pubblici percepiscono salari inferiori alla media UE, aumentiamo anche quelli, indipendentemente dalle performance. Lasciamo stare il fatto che anche i servizi offerti siano inferiori alla media, che i nostri studenti  abbiamo rendimenti mediocri (non servono nemmeno i test PISA), che i servizi postali siano pessimi, che i trasporti urbani non siano paragonabili nemmeno a quelli dell’est europeo, che il sistema idrico nazionale sia finanziariamente in rosso e perda il più del 40% della portata… Tanto tutto ciò si risolverà automaticamente aumentando gli stipendi… oltre ovviamente ad investire di più nelle infrastrutture, sia chiaro.  Un modello a cui possiamo fare riferimento, per spiegare come funzionerebbe questo miracolo, è il sud Italia, destinatario, negli ultimi 50anni di ingenti e continui flussi di denaro pubblico; e senza dimenticare la sua prodigiosa storia di politica industriale nazionale, con i famigerati “poli industriali”! Visto che non possiamo bloccare i capitali verso e da l’Europa, poi, alziamo anche qualche barriera protezionistica – qualche dazio diciamo- nei confronti della Cina. Si, magari all’inizio questo avrà gravi ripercussioni su qualche milione di cinesi, ma poi vedi che appena avranno capito anche loro che il futuro è nel mercato interno e nell’”Autarchia”, si sentiranno sollevati (lasciamo stare il debito pubblico locale e la bolla immobiliare). Si, forse i nostri consumatori finiranno per pagare di più i prodotti nostrani, ma vuoi mettere il valore di piatti e forchette made in Italy e del nostro “formaggio”?E se tutto ciò non funziona, in fondo, come extrema ratio, si può uscire dall’Euro, bloccare i capitali (tanto quelli esteri saranno fuggiti tutti) e finalmente svalutare, come ha funzionato magnificamente nel ’92 e in Argentina (che le affidabili statistiche di stato dicono essere un paese a bassa inflazione e ridente).Ora basta solo che uno di voi, magari accompagnato da Stiglitz, che è autorevole visto che ha vinto un Nobel, (non come Vernon Smith o Pisarides o Sargent), vada a bussare porta a porta degli imprenditori del nostro paese e di quelli del resto d’Europa e gli presenti questa soluzione. Good Luck! Ps si, si, si, l’austerity nemmeno è la soluzione. Lo so. E’, purtroppo, la naturale e imprescindibile conseguenza di trent’anni di politica a base di sprechi.Gianluca Frattini

SI, MA HA INCOMINCIATO LUI!




Ricapitoliamo cosa è successo. Negli anni ’90 buona parte dei paesi dell’unione europea hanno deciso, volontariamente, di adottare la moneta unica, precludendosi la possibilità di ricorrere alle svalutazioni, perché il paradigma era: svalutazioni=BRUTTO. Forse era un’idea giusta, forse pessima, sta di fatto che tutti hanno fatto la rincorsa per adottare questo sistema , facendo persino carte false (qualsiasi riferimento a Grecia e Italia è puramente volontario). Una volta fatto il passo all’interno di questo nuovo regime, ogni paese ha necessariamente dovuto adottare una strategia che gli permettesse di migliorare la propria condizione economica. La Germania, che usciva da un decennio difficile, ha deciso di adottare una strategia che facesse leva sul suo vantaggio competitivo, l’alta produttività, adottando riforme che vertevano sulla riduzione della spesa pubblica e sulla moderazione salariale, così da riuscire ad esportare di più IN TUTTO IL RESTO DEL MONDO (leggete bene: TUTTO il resto del mondo). I governi tedeschi hanno chiesto AI SINDACATI e ai PROPRI CITTADINI “siete disposti a questi sacrifici?”. Risposta dell’epoca: SI. Conseguenze negli anni successivi: aumento delle esportazioni, crescita del pil sopra la media europea, riduzione delle imposte E DELLA DISOCCUPAZIONE (sottolineo). Certo, ci sono i “minijobs”, i salari, COMUNQUE Già Più ALTI DELLA MEDIA EUROPEA, sono cresciuti più lentamente, e certo non ci sono tutte quelle protezioni del lavoro che si trovano in paesi come Cina, brasile e India (si, sono ironico), ma certo buona parte degli obbiettivi economici principali sono stati centrati. Cosa hanno fatto invece Paesi come Italia, Portogallo e Grecia? Si sono adeguati? Han giocato d’anticipo? Han riformato? Si, perché non è che se un paese decide di esportare di più (vedi Germania) allora tutti gli altri importano, possono diventare più competitivi, ad esempio, riducendo il suo vantaggio. Magari aumentando in qualche modo i fattori che determinano la produttività, oppure, se si trovano con salari in crescita anche se moderata ma una produttività stagnate oppure decrescente, bloccano momentaneamente i primi aspettando che la seconda aumenti. Niente di tutto questo. Per parlare anche solo del nostro Paese, questo, in virtù di una spesa per interessi in diminuzione ha deciso bene di utilizzare questo vantaggio per spendere, spendere e, un po’, anche per spendere (a parità di pressione fiscale, si intende). Ma non è che queste siano finite in investimenti per creare la nuova silicon Valley calabrese, o in banda larga, o in investimenti produttivi. No: ci abbiamo pagato essenzialmente diversi tipi stipendi e di beni per non si sa cosa.  bene, questa spesa a cosa è servita? Ha "stimolato la domanda facendo crescere tramite moltiplicatore il PIL"? Ha migliorato le nostre infrastrutture o i nostri servizi? Abbiamo diminuito la disoccupazione? Direi proprio di no. E nessuno, ma proprio nessuno ci ha costretto a questa situazione. Al Portogalloe d alla Grecia è andata anche peggio. Spagna, Francia e Irlanda hanno avuto una situazione DIVERSA e più complicata. bene, e già da qui si può capire quale strategia è stata vincente e quale perdente. Non per questo però è sensato andare a cercare colpevoli e capri espiatori. La domanda “di chi è la colpa?”, mi pare davvero idiota. E se proprio occorre porcela, mi pare davvero un assurdo logico attribuire TUTTE le colpe alla Germania, solo perché la sua strategia è stata “meno perdente”. Persone serie e sensate, e non animate da spirito partigiano (di ogni orientamento), si porrebbero un’unica domanda: “come uscirne?”. Austerity? Eurobond? Spesa keynesiana? Allegra stampa di moneta? Uscita dall’euro e svalutazione? PROPRIO NON NE HO IDEA! L’unica cosa di cui mi sembro certo è che per problemi diversi, come diverse sono le situazioni nazionali, è difficile poter adottare un’UNICA soluzione.


Gianluca Frattini


SI, PERò CE STAVA IL RIGORE.


Allora, possiamo dirlo: l’esperimento Euro è stato un autentico fallimento. Certo, nessuno può dire cosa sarebbe accaduto se non avessimo creato la moneta unica: magari la combinazione di aumento del prezzo del petrolio (nessuno può dire cosa sarebbe successo a livello internazionale), svalutazioni e crescenti interessi sul debito, avrebbero condotto nel giro di qualche anno a crisi economica e inflazione. Ma nessuno, appunto, lo può dire con certezza. Quello che si può affermare con una certa sicurezza e che tutti i Paesi che hanno ideato la moneta unica, o che vi hanno in seguito aderito, lo hanno fatto spontaneamente* e, soprattutto, lo hanno fatto per il proprio tornaconto (proprio della nazione) economico e politico. Proprio tutti: la Germania come la Grecia, l’Italia come la Finlandia, la Spagna come il Belgio. Certo non lo hanno fatto per creare una “più forte e coesa realtà, che andasse oltre ai gretti confini nazionali e che potesse competere con i giganti americani ed asiatici, e per indirizzarsi verso la realizzazione degli stati Uniti d’Europa”. Cazzate. Certo non si trova la verità nelle parole degli intellettuali dell’epoca, che devono dare interpretazioni epocali e “olistiche” di ogni fenomeno; né in quelle dei politici, che devono rielaborare verbalmente le proprie azioni al fine di CATTURARE IL CONSENSO elettorale . Però questa è la verità: OGNI PAESE è ENTRATO NELL’EURO PER MASSIMIZZARE IL PROPRIO TORNACONTO.  Il problema è che ognuno l’ha fatto perseguendo la propria strategia (tutt’altro che chiara e stabile, aggiungo). La conseguenza è stata che da questa Europa, dopo 10 anni, si sono avuti pochi mediocri vincitori e tanti straordinari perdenti. Ora, però, mi pare ridicolo voler attribuire tutte le colpe ai “paesi Nordici”, solo perché la loro strategia è stata quella più vincente, mentre quella dei “Paesi terroni”, basata su “prendi il prestito e spendi”, è stata fallimentare. Anche perché, pare sempre che ci si scordi che quei cattivi nordici, nel momento di baldoria collettiva, a metà decennio, i loro sacrifici (VOLONTARI, DEMOCRATICI E CONCERTATI) li hanno fatti. Anche perché, pare sempre che ci si scordi che attualmente sono i tedeschi a finanziare le nostre perdite. Tale facile attribuzione di colpe all’Europa e ad alcuni suoi membri , ritenuti “assenti”( o persino “criminali”), mi ha ricordato molto l’emergenza immigrazione che abbiamo vissuto l’anno scorso: per un decennio i Paesi core dell’Europa si sono assorbiti decine di migliaia di immigrati provenienti dall’est Europa e dai Balcani, mentre noi fischiettavamo facendo finta di non vedere; poi abbiamo contribuito affinché non si creasse una politica comunitaria di gestione delle emergenze immigratorie; infine, quando un’ondata di barconi, durante la primavera araba, ha raggiunto le nostre coste, tutti a maledire “l’assenza di Europa” e i “paesi menefreghisti che non condividono l’emergenza”. SE ora tutti a lamentarsi dell’arbitro e della scorrettezza degli avversari: si però ce stava il rigore. *A proposito di “imposizione dell’euro in forme non democratiche”, argomento di cui tanti in questo periodo si riempiono la bocca: qualcuno mi sa indicare un’istituzione sovranazionale a cui è stata data vita attraverso un vero processo democratico, con un’attiva partecipazione di tutti i cittadini? La NATO? L’ONU? L’UNICEF? Il Tribunale Penale Internazionale dell’Aja?

Gianluca Frattini

diciamo no all'invasivo candito nelle nostre vite

diciamo no all'invasivo candito nelle nostre vite
diciamo no a questo