sabato 19 luglio 2014

TOGLIETEVI LE SCIARPETTE E CONTINUATE A SCANNARVI PER RUBY, PLEASE.




di Gianluca Frattini- 20/07/14

Diverse cose mi irritano nel dibattito calcistico sull'attuale conflitto israelo-palestinese che si combatte sui media e sui social-network. Due affermazioni precise, però, apparentemente contrapposte ma accomunate da una logica "a prescindere", mi fanno incazzare maggiormente:

1- " Dobbiamo SOSTENERE (sic) Israele, perchè è la PIù GRANDE DEMOCRAZIA DEL MEDIO-ORIENTE!"; rafforzativo: "guarda quanta cura mettono nell'evitare vittime civili".
2- "Dobbiamo sostenere (sic) i palestinesi, perchè la SPROPORZIONE NELLE FORZE è abissale!"; rafforzativo: "150 vittime a 0! CEN-TO-CIN-QUAN-TA  a ZERO!!!" (e a casa!).


PRIMO PUNTO. 
Innanzitutto, non tutto può essere valutato solo in termini relativi, ma anche assoluti, altrimenti io potrei permettermi di dire che sono un grandissimo giocatore di calcio, perchè a casa mia sono il migliore (mia madre preferisce il basket). Ciò vale ancor di più per le caratteristiche che permettono di identificare uno stato come una "democrazia liberale" (LIBERALE).
Attenzione: non è che tali caratteristiche vengano conferite, ora e per sempre, da una una commissione internazionale ad hoc. Sono tutto un insieme di istituzioni, procedure, vincoli, comportamenti socialmente condivisi o esecrati, che si acquisiscono nel corso della storia, attraverso un lungo processo evolutivo. Il quale può anche fallire o regredire, però.
La Repubblica di Weimar era, più o meno, una democrazia, mentre 10 anni dopo, il Terzo Reich ne perse - dopo elezioni democratiche- tutte le caratteristiche. Dopo gli attentati dell'11 settembre, l'Amministrazione Bush adottò una serie di misure come il Patriot Act, che finirono per derogare a diverse libertà garantite; prese a calci nel sedere il diritto internazionale con l'invasione in Iraq; rafforzò la capillarità e invasività dei sistemi di sicurezza e intelligence nella vita di tutti i cittadini (non solo americani), poi rafforzata da Obama. Lunga è poi la lista degli stati dove avvengono regolari elezioni, ma che democratici e liberali lo sono solo formalmente (chi ha detto Russia?!).
Insomma, lo status di democrazia liberale si acquisisce a piccoli passi, ma con piccoli passi si può anche perdere, ed è nostro dovere continuare a fare i "cani da guardia" affinché il processo vada nella direzione giusta, non accettare con miope e ideologica tolleranza i suoi deragliamenti.

In secondo luogo, ci sono delle ovvie (pare non per tutti) considerazioni di natura "opportunistica", e non solo morale, dietro il crescente interesse nella limitazione delle vittime civili. Israele fa parte del consesso delle nazioni industrializzate definite "occidentali": una condizione che porta degli onori ma anche degli oneri. Lo stato israeliano è cresciuto, quasi ininterrottamente, sotto l'ombrello protettivo degli USA e dell'Unione Europea; è stato beneficiario di flussi di sostegno finanziario e militare per decenni, oltre che di ingenti donazioni da parte della comunità ebraica della Diaspora e di quella Sionista (che non è una parolaccia, ma un movimento politico del tardo '800); ma, soprattutto, è perfettamente inserito nel sistema globale dei liberi scambi commerciali internazionali, in cui la Reputazione ha un suo notevole peso.
Domani, il futuro primo ministro Israeliano, diciamo Lieberman, potrebbe alzarsi e dire: "mah, sapete che c'è, ragazzi? Secondo me nella Striscia di Gaza potremmo costruirci un immenso impianto sportivo, così ci candidiamo alle olimpiadi del 2028 e la risolviamo una volta per tutte con gli straccioni palestinesi". Nel giro di due settimane, al netto dell'impraticabile opzione nucleare, avremmo zero palestinesi e tanti bei palazzetti dello sport.
Il problema è che il futuro presidente degli Stati Uniti farebbe una certa fatica a sostenere davanti ai suoi elettori il supporto ad un Israele genocida. Idem per l'Europa e alleati vari, a cominciare dal nuovo Egitto di al-Sisi. E' come per il default o uscire dall'euro: nulla ti vieta tecnicamente di farlo; il problema però sono le conseguenze.
Ciò è ovvio? Bene, ma allora cerchiamo di capire finalmente che essere uno stato occidentale (e volerlo rimanere), sposta l'asticella della tolleranza verso certi atteggiamenti, anche in ambito militare, un tantino più sotto rispetto a stati del terzo mondo afflitti da regimi teocratici, autocratici, o privi di vere istituzioni di governo.



SECONDO PUNTO.
La logica della "sproporzionalità mi risulta ancora più incomprensibile.
Un tizio folle comincia a bersagliare vostro figlio, ogni volta che esce da casa, con arco e frecce. Voi avete una mitragliatrice. Sono sicuro che al terzo giorno, in assenza di un intervento delle forze dell'ordine, la comincereste a usare.  Se poi io vi venissi a bussare sulla spalla, per intimarvi: "dai su, smettila! Ha ragione il tizio: tu hai una mitragliatrice", non dovrei troppo sorprendermi se mi deste il calcio della suddetta mitraglia in testa. Probabilmente la  "ragione" nel conflitto, se c'è (spoiler: ormai no), non va cercata nelle proporzioni.

Ma quello che spaventa, è il ragionamento da bilancino che alcuni portano avanti, facendo un passetto in più verso il baratro: dal momento che  la pace è imponderabile, sarebbe più giusto se le forze in campo fossero equilibrate, e i palestinesi fossero dotati dello stesso arsenale. Ma si, consegniamo Apache, f16 e l'atomica ai terroristi di Hamas! Fondamentalisti che non si fanno scrupolo di usare i propri stessi cittadini per i loro scopi, e che lucrano sul perenne conflitto. Così, fintanto che non scatterà la logica della reciproca deterrenza (sempre se scatterà!), avremmo da ambo le parti lo stesso numero di vittime.
Mi piace questa forma di "pacifismo ritorsivo". Stop bombing logic! Stay human!



CONCLUSIONE (?)
A Israele non frega un cazzo di "sterminare il popolo palestinese" e "portare al compimento ultimo il genocidio". Dal loro punto di vista, i palestinesi stanno bene nel loro ghetto, a sterminarsi a vicenda nelle loro faide tra gruppi e tribù; li guardano come si osserverebbero degli animali pericolosi in uno zoo, o come molti di voi guardano I ZINGHERI® : ogni tanto ne fugge qualcuno, e lo si sopprime.
Quello che interessa al governo israeliano è far capire chi comanda nell'area ai paesi vicini e, periodicamente, mandare il messaggio ai propri elettori, specie quelli di destra, specie i coloni (ecco, questo è un argomento interessante), che "nessuno tocca il popolo israeliano".
E questo, amici miei, continuerà per tanti anni ancora, indipendentemente dalla foto profilo che metterete nella vostra pagina Facebook.

Ps.
Il buon Milosevic, nei tardi anni '80, salì al potere in Serbia anche grazie allo slogan "Nessuno vi toccherà più", rivolto alla popolazione serba kosovara, minoranza nell'area, e vittima di discriminazioni.
Ecco, quando degli stati nascono in queste circostanze, su basi etnico-religiose, in aree del mondo perennemente in conflitto e/o sotto il controllo di potenze estere spesso disinteressate alle vicende locali, in un clima di continuo e perpetuo odio, non vi aspettate che l'amore e la pace dei popoli regni sovrana.

LETTURE CONSIGLIATE
Questo ciclo di ottimi articoli sul IlPost di tal Giovanni Fontana: qui, qui e qui

Questi due articoli su Limes: questo di Lucio Caracciolo e questo

E questo (solo in parte) condivisibile sfogo




diciamo no all'invasivo candito nelle nostre vite

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diciamo no a questo