giovedì 12 settembre 2013

SPARARE SULLA FALCE&MARTELLO ROSSA


(Gianluca Frattini) Ok, d’accordo, avete ragione: la Sinistra italiana è ridicola e composta per lo più da cialtroni e inetti. Osservazioni difficilmente contestabili. Però avete anche un po’ rotto le palle.
Attaccare la sinistra è diventato uno sport, ben poco estremo da praticare. E’ uno sparare sulla croce rossa, un’attività senza rischio. Ricorda un po’il periodo scolastico, quando certi compagni, per paura di essere identificati come sfigati e per far bella figura con gli altri, bersagliavano di scherzi e insulti l’infelice della classe, il vero sfigato. Solo che nel nostro caso lo sfigato, la sinistra, è anche handicappato. E’ una sorta di bullismo, possiamo dire.
Prendiamo per contrapposizione la Destra: non c’è nulla di più semplice che rappresentare la destra. Anche perché di destre ne abbiamo solo due.
C’è quella identitaria, o meglio “della paura”, la quale trova la sua ragione di esistere nella contrapposizione con il diverso, il quale pone in crisi l’equilibrio che una società si è costruita nel corso dei secoli: si teme lo straniero, l’omosessuale, l’individuo di altra confessione religiosa, la scoperta scientifica, persino l’istituzione internazionale che ficca il naso negli affari della comunità in cui viviamo. Siccome l’uomo è per natura e nella media fortemente avverso al rischio, dato che ogni società è per forza in continua evoluzione, e che quindi ogni periodo storico vive le proprie crisi, questa forma di destra troverà sempre i propri sostenitori, in qualsiasi periodo storico. In fondo al vostro cuore anche voi sentite di appartenere almeno un po’ a questa destra, anche se faticate ad ammetterlo.
Poi c’è la “destra liberale”, che se vogliamo tralasciare decenni di studi filosofici, economici e politici, possiamo sintetizzare con : è tutta colpa dello Stato. La destra liberale mira a conquistare il potere politico (in alcuni casi anche in forme “temporaneamente dispotiche” o comunque non pienamente democratiche) al fine di ridurre il più possibile l’influenza del potere politico stesso da ogni settore della società. Siccome lo Stato è, nei suoi minimi termini, nient’altro che la forma massima di limitazione della libertà totale che ha un individuo in natura, non esiste classe sociale che non abbia almeno un qualche grado di avversione verso lo stato (specie se ti toglie metà reddito con le imposte)
Nella storia le destre si sono alternate tra queste due forme, entrambe però risultando sempre e comunque fortemente attraenti  – in modo quasi istintuale – indipendentemente dal contesto economico e politico, oggi come ieri.

La Sinistra è invece in continua e perenne crisi identitaria. I modelli politici di riferimento sono crollati da più di 30’anni sotto il loro stesso peso; il mondo si è informatizzato e, susseguentemente, finanzia rizzato ad una velocità impressionante; paradossalmente, mentre gli ambiti di influenza, e soprattutto di regolamentazione, degli stati si riducevano, il peso dello stesso sul PIL, in termini di spesa pubblica, debito e pressione fiscale, andavano ad aumentare, e questo soprattutto in ragione di processi di carattere demografico ( non è un mondo per giovani).
In questo contesto, rappresentare la sinistra è impresa improba per chiunque.
 Se domani dichiari che “l’aliquota marginale per i redditi più elevati dovrà aumentare di 2 punti percentuali”, nemmeno avrai finito di pronunciare “marginale” che una buona parte dei tuoi imprenditori sarà scappata nella più liberale Repubblica Democratica del Turkmenistan, e un flusso di ricchezza finanziaria sarà volato verso Dublino, la Svizzera e le Isole Marshall. Con quale credibilità, poi, si può affermare che “è il momento per un nuovo e maggiore ruolo dello stato nell’economia”, se la spesa pubblica ha superato la metà del PIL e metà del reddito dei cittadini finisce in tasse? Parlar d’immigrazione e diritti di cittadinanza nell'epoca del terrorismo globale e  della “contro-crociata Islamica” è sfida impossibile. Infine, anche affrontare le questioni dei diritti civili, in un periodo di grave crisi economica, sembra un po’ come voler distrarre l’attenzione da temi che toccano più da vicino il cittadino contribuente: ci sono sempre “questioni più urgenti da affrontare”.

“Ma cosa dici? Qui stiamo parlando della sinistra italiana! Del PD, d SEL, di cialtroni come mai si sono visti in Occidente, incapaci anche solo di vincere un’elezione e rimanere al governo per fare due riforme!”.
Alt.
Ma siamo proprio sicuri che la sinistra fuori dai nostri confini se la cavi tanto meglio?
Vogliamo ricordare la Spagna, di come Zapatero è riuscito a vincere le elezioni nel 2003, sostanzialmente grazie agli scivoloni fatti da Aznar dopo la stage di Atocha? Ora che il PP di Rajoy è al potere, nonostante le contestazioni al suo operato, gli spagnoli vedono comunque più appetibili i tanti partitini separatisti che non la sinistra socialista.
Poi c’è la SPD di Gerhard Schroder, quello delle riforme di sinistra che piacciono alla destra, la cosa più vicina la labour di Blair. E’ stato gradito a tal punto dagli elettori tedeschi da finire sconfitto nella successiva tornata elettorale e, se va tutto come Frau Merkel spera, falliranno anche questa volta nel tentativo di guidare il governo tedesco.
Passiamo poi al mio paese preferito, la Francia. Mentre il paese veniva guidato dalla destra di Chirac e poi di Sarkozy per quasi 20 anni, la sinistra del Partito socialista si dilaniava all'interno (ricordiamo i recenti scontri per la leadership tra Aubry, Royal, Hamon e l’attuale presidente della Repubblica Hollande, tali da far  impallidire quelli tra renziani, bersaniani, dalemiani e ciwatiani del nostro PD), e il  Front de Gauche continuava a ricercare con il lanternino la propria identità. Solo l’onda montante della crisi economica e una leadership caratterizzata da incapacità comunicativa e una strafottenza insostenibile da parte del piccolo napoleone ungherese sono riusciti a riportare sul trono di Francia i socialisti nel 2012. Ma l’uomo che avrebbe dovuto, non solo ridare equilibrio e forza alla Francia bastonando e fustigando i ricchi del paese, ma persino rivoluzionare l’Europa, François Hollande, ha  fallito miseramente già dopo i primi due anni,  lasciandoci immaginare che l’avventura socialista all’Eliseo non durerà molto.
Possiamo poi continuare il viaggio per tutta lì Europa e oltre ma penso ci siamo capiti.

Io non ho nessun interesse a difendere le sinistre del mondo, o ancor più l’oggettivamente pessimo operato di quella italiana, e credo che passerà ancora lungo tempo prima che la tornerò a votare.  Forse, però, sarebbe  opportuno fermarsi a riflettere prima di sparare con il fucile a piombini su di essa, o di fare gli “allenatori da casa”, televotando dal divano o dalla tastiera quali dovranno essere le nuove forme che la sinistra dovrà assumere per vincere alle successive elezioni – si passa da chi consiglia di trasformarla nel Partito Repubblicano USA a quelli a cui piacerebbe si tornasse ad intonare l’Internazionale socialista ai congressi PD, o un po’ più di audacia verso proposte progressiste nordcoreane – .
Ignorare il contesto mondiale nel quale viviamo, e indossare i paraocchi del provincialismo, non solo non ci permette di distinguere quali sono i problemi caratteristici della nostra sinistra e quali quelli della sinistra in genere ma, come al solito, finisce per portarci a ipotizzare soluzioni e modelli, spesso anacronistici, spesso dannosi, quasi sempre inadatti.


diciamo no all'invasivo candito nelle nostre vite

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diciamo no a questo