lunedì 27 agosto 2012

OPINIONI DI UN TESTA DI CAZZO: Perché non condivido interamente il programma di FermareIlDeclino





So che con questo post mi attirerò gli strali di chi ritiene io sia un’altra vittima delle sirene keynesiane, che cantando i prodigi delle loro “cure miracolose” riescono a  deviare dalla retta via i più gonzi tra noi. So anche che altri riterranno troppo timide  le mie osservazioni critiche verso chi “con le ricette liberiste ci ha condotto a questa crisi e ha strozzato lo sviluppo del nostro Paese”.
In realtà, è proprio da questa battaglia fortemente ideologizzata che mi voglio estraniare; è proprio la volontà di uscire da schemi di pensiero dove il Principio Categorico trionfa sulla Realtà, e dove il Dover Essere oscura il Poter Essere, che muove le mie critiche. Così, pongo qui alcuni miei dubbi che recenti articoli e numerose discussioni non sono riusciti a dissipare.

Innanzitutto mi convince poco il punto sulle privatizzazioni. Si sa che privatizzare durante una crisi è ovviamente meno conveniente. Mi si ribatte che “l’importante è togliere la mano morta dell’idrovora statale, della casta che tutto corrompe e divora, dal sistema produttivo”. Bene, se è così vendiamo Rai, FS e Finmeccanica a un simbolico euro. Sebbene non abbia mai apprezzato le soluzioni nelle quali "la moglie, per far danno al marito, decide di tagliare...", va bene, ci sto. Ma se, come leggo, lo scopo è anche quello di ricavare da questa operazione il denaro per ridurre il nostro stock di debito, allora qualche interrogativo ce lo dovremmo porre.
inoltre, se è vero che in Italia la spesa pubblica ha sempre dimostrato di essere inefficiente e soggetta a fenomeni di clientelismo e corruzione, anche le privatizzazioni non possono vantare un buono score. Qui mi si dice che noi “saremo più bravi, più onesti, più trasparenti, più cauti e faremo le gare più belle che mai il Mondo ha avuto agio di ammirare!”. Che però è anche quello che sostengono i fautori de “più spesa pubblica per combattere la crisi”. Vi fidereste?


La seconda cosa che non mi convince è la dimensione tropo angusta delle misure che gli estensori del programma propongono. In poche parole, trascurano la dimensione sovranazionale, ed in particolare Europea, della crisi. Se è vero che le difficoltà del nostro paese sono diverse rispetto a quelle degli altri malati d’Europa, e hanno radici che affondano nei decenni passati, precedenti all'introduzione della moneta unica,  è altrettanto vero che i legacci monetari e fiscali son gli stessi. Non si può pretendere di salvare l’Italia senza prima cercare di ristrutturare l’architettura di questa Europa così male disegnata, e di convincere la BCE e i paesi più forti  dell’Unione a partecipare in qualche misura ai sacrifici.
Tropo secondario è questo aspetto nel loro programma. O almeno così appare.

(Digressione: all'interno di FiD esiste però una certa omogeneità di vedute da quel che mi par di capire, almeno su questo punto,  tanto che uno dei firmatari più prestigiosi, mentre alcuni ritengo che l'Italia ce la debba fare da sola, arriva a proporre la creazione di un Euro del Sud che possa svalutarsi per ristabilire per compensare i differenziali di competitività. Un punto sul quale dovranno certamente mettersi d'accordo)


Infine c’è l’elemento ideologico, che trovo crescente. Se infatti non sopporto chi, per un proprio bias, considera la liberalizzazione dei mercati una sorta di vaso di Pandora, e ritiene il libero mercato un male assoluto da limitare il più possibile, allo stesso tempo non riesco a digerire chi vede in ogni intervento dello Stato nell’economia un principio di pianificazione socialista, e pensa che la panacea per tutti i nostri problemi consista nel ridurre all’osso questa presenza. Il mondo mi appare un tantino più complesso di questa visione manichea e riduzionista. Ho la certezza che questo non sia il caso dei fondatori di FiD (o almeno della costala proveniente da NfA), ma molti nuovi aderenti mi pare si possano ascrivere a questa seconda scuola di pensiero (la vogliamo chiamare la scuola dei "sedicenti austriaci" o quella dei "comunisti al contrario"?).

Insomma: la stima c’è, la voglia di sostenere un movimento che sicuramente apporterà qualcosa di nuovo ad un dibattito ingessato per 20’anni attorno alla figura di Berlusconi, anche. Pertanto, se cercaste, mi trovereste tra i 19 mila (troppo pochi!) firmatari del progetto.  I dubbi, però, rimangono.

Gianluca Frattini



EDIT  Proprio mentre scrivevo questo post sono usciti due articoli di Sandro Busco sul blog NfA  (qui e qui), ai quali seguirà un terzo, che trattano proprio questi temi. Ve lo devo confessare, non sono riusciti a far svanire le mie incertezze, ma ne hanno semmai aggiunto delle altre. rimango in fiduciosa attesa.

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