martedì 26 agosto 2014

NO, HAMAS NON è L'ISIS



Gianluca Frattini- Dopo le stronzate di Alessandro Di Battista sul MEDIORIENTE, mi son posto la questione se ISIS e HAMAS si potessero considerare a tutti gli effetti due entità uguali, da trattare parimenti. La risposta che mi son dato, per diverse ragioni, è: NO.

1- "CHI SONO".

Hamas, per quanto schifo possa fare, è a tutti gli effetti un'entità politica; governa (male) una quasi-nazione; sebbene ormai molto tempo addietro, ha avuto una legittimazione popolare tramite voto; ma soprattutto è in colizione con un'autorità politica - l'AP - che collabora con Israele e l'America-
L'ISIS, sebbene si definisca e miri ad essere uno stato, non è nulla di questo. E' un incrocio tra un gruppo di barbari, signori della guerra, mercenari e terroristi, che ha un controllo de facto su un'ampia zona, ma non il governo. Non è un'entita politica.
Intervenire contro l'ISIS avrebbe anche lo scopo di prevenire una sua trasformazione da grupo di controllo ad autorità di governo

2- "Quanta paura faccio"
Hamas, nella realtà, POCA. Come già scritto più volte, è un'entità sempre più debole, sia internamente, che con i suoi sostenitori esterni. E i razzi li lancia PROPRIO PER QUESTO, per tentare di SOPRAVVIVERE,
L'ISIS non cerca di sopravvivere, cerca di AGGREDIRE. Non conosco la capacità bellica del movimento, ma ormai controllano un'area davvero estesa, e se probabilmente è vero che hanno più nemici che amici, è altrettanto vero che possiedono parecchie risorse, derivanti sia dal saccheggio ed estorsione, che dal controllo di giacimenti petroliferi (come e a chi lo vendano, mi resta un mistero).

3- "Tra il dire e il fare"
E' vero che Hamas, nei giorni dispari, dichiara di voler cancellare lo stato d'Israele dalla cartina geografica. E' però anche vero che nei giorni pari passa il tempo a trattare con questo, a fare scambi e accordi. Ed è così da anni. Ciò è normale, visto che se vuole essere riconosciuto come governo legittimo di una specie di nazione, non può certo portare la sfida troppo in là, e deve giungere prima o poi a compromessi. E poi c'è la disparità: l'obbiettivo dell'obliterazione geografica del partito Islamico è uno degli stati più tecnologicamente avanzati del pianeta, con un esercito che da solo potrebbe invadere la Turchia; a sua volta alleato dello Stato più tecnologicamente avanzato e armato al mondo.
L'ISIS dice è fa. Vuole sterminare le minoranze "eretiche" nei territori che contolla, e lo sta facendo. Come "minaccia all'occidente" è ridicola, certamente, ma non lo è nei confronti delle minoranze che sta perseguitando, e che fino a ieri non si cagava nessuno. Qui la disparità è a favore dell'ISIS. E parliamo di un movimento parastatale, miliziano e di terroristi, CHE NON HA NULLA DA PERDERE.

4- Dati i punti precedenti:
con hamas esistono margini per trattare, con l'ISIS no.
Un modo, complicato e pericoloso, per fare in modo che la dirigenza Hamas (senza perdere troppo la faccia) possa avere ragione delle brigate Qassam, per poi sperare che al-Sisi dall'Egitto e l'Ap dalla Cisgiordania soffochino tutto il movimento si può (poteva?) trovare.
Con l'ISIS non ci sono punti di incontro.
Tocca frenarli militarmente. Questo aggevolerà hezbollah, Iran e altri jihadisti "meno disguttosi"? Ehhh, mo chiedete troppo

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