martedì 5 giugno 2012

LA GERMANIA, I BAMBINI PRODIGIO E LE CLASSI RITARDATARIE



La Germania ha un tasso di crescita più elevato della media UE, una disoccupazione ridotta e una bassa inflazione; ha abbassato la pressione fiscale sui produttori e nonostante i tagli alla spesa pubblica i suoi servizi sono più efficienti dei nostri e di quelli francesi; hanno migliorato i sistemi di protezione sociale, inoltre il loro indice di disuguaglianza è inferiore alla media UE; il suo sistema politico é ben funzionante, i contrasti sociali sono (per ora) ridotti e tutte le riforme prese negli ultimi anni hanno raccolto il sostegno popolare e sono state concertate con le parti sociali; la Germania é all'avanguardia in Europa nell'innovazione produttiva e tecnologica, ha una normativa ambientale più stringente e investe massicce risorse nelle fonti energetiche alternative.
Certo, tra l'essere la migliore economia d'Europa e l'essere perfetta ce ne passa, e nella crisi odierna la Germania ha certo delle ingenti responsabilità.
Internamente é aumentato (anche lì) il precariato e i salari sono cresciuti meno della produttività e del resto del continente (sebbene, forse, nei PIIGS il costo del lavoro sia invece cresciuto troppo). La Germania é poi troppo dipendente dalle esportazioni, il che la lascia in balia della mutevole domanda globale e, a livello europeo, crea quei grossi squilibri delle bilance commerciali che stanno destabilizzando l'area a moneta unica. Ci sarebbe da specificare, però, che ciò non é il frutto della mente e dell'egoismo di Schroeder, Hartz e la Merkel, visto che il Paese, come il Giappone, é sin dalla fine della IIWW votato all'esportazione. I riformatori hanno semplicemente cercato di combattere la recessione aumentando la propria competitività attraverso una riduzione del costo del lavoro (concertata coi sindacati e agevolata da una riduzione della pressione fiscale).Hanno anche loro violato Maastricht. Infine, il suo sistema creditizio ha contribuito ad alimentare la bolla immobiliare in Spagna e a finanziare il debito pubblico in Grecia e in Italia (seppure il maggiore detentore dei titoli di tali debiti sia la Francia).

Per quanto detto sopra e considerando che si tratta della prima economia europea, la Germania deve a questo punto prendersi anche lei le proprie responsabilità e, cercando di convincere i suoi cittadini/contribuenti, mettere mano al portafoglio per tentare di salvare in qualche modo questo continente a un passo dal baratro. Questo se non vuole trasformarsi da prima promotrice dell’unificazione monetaria a sua (magari immeritatamente) forza disgregante.

Però non possiamo e non dobbiamo permettere che l’intero salvataggio dell’Unione gravi sulle spalle della Germania , nella convinzione (spesso espressa con toni assolutori) che il salvataggio dell’Europa debba passare per un livellamento verso il basso della produttività e della competitività; una solidarietà che danneggia i migliori. Perché se è pur vero che il modello tedesco non può essere adottato da tutti i paesi dell’Unione, è altrettanto vero che un’Unione dove il concetto di concorrenza viene eclissato a favore di un eccesso di solidarietà, ossia di ASSISTENZIALISMO, e dove i paesi più ritardatari non fanno alcuno sforzo per far risolvere i propri problemi strutturali e per riformare le proprie economie - al fine di far fronte al mutato contesto globale-  nella convinzione che vi sarà sempre qualcuno pronto a salvarli, non solo non ha senso, ma avrà comunque vita breve.

E’ un po’ come per quelle classi scolastiche, dove la presenza di alcuni bambini prodigio, ricchi di talento, viene vista con fastidio e disagio, e dove si preferisce frustrare le loro qualità, perché  “non si può  lasciare indietro la maggioranza in ritardo”. Una società che non sa premiare il merito e non è in grado di garantire un equilibrio tra il sostegno a chi ha più difficoltà e la libera espressione di chi ha più capacità, è destinata ad estinguersi o ad essere rimpiazzata.

Gianluca Frattini

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