sabato 27 novembre 2010

OPINIONI DI UN TESTA DI CAZZO: CRISTO E' PASSATO A CASAL DI PRINCIPE


Sono uno dei pochi under 30 etichettato come "di sinistra" ( che poi in Italia coinciderebbe con anti-berlusconiano) a non aver mai letto Gomorra e aver schivato vieni via con me. Un po' per scelta, un po' per caso, un po' son fatti miei, resta il fatto che di Saviano ne ho preso pillole qua e là. Mi guarderò bene dal commentarne i contenuti e le affermazioni,quindi. Resta il fatto, però, che il napoletano "eroico", "anti-italiano", "anti-campano", "coraggioso", e quant'altro, me lo trovo da mesi infilato come la pubblicità dell'activia in ogni dove.

Mi sento perciò autorizzato a sparare quattro righe, non richieste, su cosa penso del "fenomeno Saviano".

Chi è Roberto Saviano?

E' un giovane scrittore napoletano, che ha avuto il coraggio di raccontarci del cancro italiano, le mafie, attraverso lo strumento della narrazione, del racconto. Ha strappato il tema dalla bocca di tanti sedicenti esperti, che con il loro trattarlo quale normale fenomeno di criminalità, anche se organizzata, ci avevano anestetizzato e resi sordi. Con i suoi racconti, Roberto, l'ha tramutato in qualcosa di vicino alla quotidianità di tutti - dal medico della Val Brembana al negoziante di Scampia - e con il suo messaggio (inizialmente) trasversale, ha catturato la stima e ha acceso il coraggio, di migliaia di giovani un tempo indifferenti al, o peggio ancora vittime del, linguaggio della mafia. E' con questo, ovviamente, si è guadagnato i baci della dea denaro e gli schiaffi (per ora minacciati) della camorra. La sua forza sta in due elementi, che secondo me lo accomunano molto ad Obama: la vitalità data dalla voglia di cambiare e la forza che gli viene offerta dai suoi lettori. Come per il presidente "abbronzato", è stata l'identificazione, da parte dei suoi seguaci, nel suo messaggio di speranza in un futuro migliore fatto con le nostre mani , la voglia di redimersi da un passato riprovevole (lo schiavismo in America e la mafia in Italia), che hanno costituito la sua vera forza, il suo vero potere, non tanto i contenuti innovativi.

Questo è il bright side di Saviano. Poi, anche in senso cronologico, c'è anche il dark side, il lato oscuro, che si presenta con tutta la sua cupezza proprio in questo periodo di sovraesposizione, e che anche in questo caso si caratterizza in due elementi.

Innanzitutto Saviano ha deciso di esporsi in prima persona, con la sua bella crapa lucida e non solo con la sua penna, autoproclamandosi SIMBOLo NELLA LOTTA ALLA CAMORRA. Cosa buona e giusta (non solo ottimo marketing), visto che la sua sola presenza, anche se silente, in qualsiasi palco, arena, teatro, osteria, avrebbe significato una presa di posizione netta contro le mafie. Ma pian piano è scivolato nell'auto-celebrazione narcisistica, divenendo prima martire prigioniero di sbarre fatte da uomini armati e giubbotti in kevlar, e poi trasformandosi in nuova icona pop dell’antimafia – e pure dell’antipolitica-. Questo ha cominciato a far storcere il naso a molti , specie tra chi non è mai stato un suo grande fan ( e magari nemmeno un gran lettore in assoluto), specie tra chi ha sempre avuto molte riserve nei confronti del mondo intellettuale, considerato spesso arrogante.

Infine, non si poteva non prevedere che la potenza e la forza gravitazionale di Saviano non divenisse oggetto di attenzioni di chi della conquista del consenso ha fondato la propria vita. Il rischio ed il pericolo di finire ghermito dalla politica. Certo non si poteva pensare che Roberto venisse adulato da chi in casa teneva uno stalliere mafioso,o in parlamento dei "duri" con i "moschetti" pronti alla secessione dal sud criminale e terrone, o da chi raccoglie in certe province della Trinacria anche il 100% dei consensi (Mugabe sei un pivello!). Eccolo quindi finire planando placidamente tra le braccia della sinistra. ll nuovo idolo, il nuovo eroe (shhhhhh! zitto Mr.Brecht!), il papa straniero pronto per l'eredità prematura di Bersani(che quello Tedesco, di Papa, vota Rutelli), finalmente qualcuno che potesse piacere alle folle spaesate del centrosinistra senza avere l'orecchino. Esattamente in quel preciso momento, la potenza della narrazione di gomorra, il racconto che faceva tremare le mafie, il messaggio trasversale e apolitico ma efficace e catartico sono andati a finire a puttane.

Ergo, piuttosto che chiederci se la sinistra ci rimetterà, come ha fatto qualcuno recentemente, accostandosi al terrone che critica il sud, poi il nord, poi il centro, poi chissà, sarebbe lecito chiedersi quanto la forza dell'autore di gomorra verrà castrata dalle vicissitudini di una sinistra in rigor mortis, alla quale sembra ormai legato a doppio nodo.

A seguire un lungo e triste elenco sui mali dell'Italia, pessimamente recitato da

Gianluca del Rio

1 commento:

Anonimo ha detto...

A mio parere oltre a sentirsi onnipotente...inizia a sentirsi anche bello... troppe sedicenni se lo farebbero...e chissa magari già...è successo...
ad ogni modo...stronzate a parte..
sono felice di aver letto un articolo che lo smonta un attimino... il piedistallo troppo alto... e poi sti pelati egocentrici ci hanno rotto i coglioni... già basta quell'idiota dei negroamaro...

diciamo no all'invasivo candito nelle nostre vite

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diciamo no a questo