lunedì 16 febbraio 2015

PERCHè GLI EUROPEI HANNO BISOGNO DI PIù IMMIGRATI

Sono felice di tradurre ed ospitare sul blog un articolo dell'amico Lorenzo Tondi [qui l'originale], il quale ci spiega perchè "l'Europa ha bisogno di più immigrati", ossia: perchè una vissuta minaccia può divenire una reale opportunità.
In un prossimo post esporrò i dubbi che alcuni punti mi hanno fatto insorgere sottolineando, però, che la tesi centrale di Lorenzo è da me pienamente condivisa: ci servono più immigrati per salvare l'Europa.

L'immigrazione è divenuta negli ultimi anni un argomento assolutamente rilevante all'interno del dibattito pubblico europeo: a seguito della crisi fininanziaria, l'Europa ha forzato alcuni degli Stati membri ad adottare politiche fiscali restrittive, unite all'implementazione di diverse "riforme strutturali" finalizzate a ristabilire la competitività economica. Tali riforme hanno avuto degli effetti pro-ciclici drammatici, facendo sprofondare il continente in una recessione che pare non vedere termine: i paesi colpiti dalle misure di austerity hanno sperimentato una rapida crescita della xenofobia e, più in generale, di un sentimento di ostilità verso gli immigrati. Le conseguenze principali di tutto ciò consistono nell'essere giunti a concludere che "una politica comune sull'immigrazione è infattibile" e nel ritenere, ormai, l'immigrazione più una questione di criminalità che non una economica: la creazione e il rafforzamento di Frontex sono la logica conseguenza di tale impostazione ideologica.
Esiste un ricorso storico nei sistemi democratici: molto spesso, le politiche più efficaci ed efficienti, vengono cnsiderate inattuabili dai policy-makers a causa dei loro ambigui effetti sul consenso dell'elettorato. Una politica dell'immigrazione Europea è un esempio lampante di tale fenomeno: deve ancora essere implementata nonostante gli effetti altamente benefici per il futuro dell'Unione.
Ma perchè dovrebbe esserlo? Perchè dovremmo voler rendere l'immigrazione una questione federale?

UNA POLITICA COMUNE PONE LE BASI DI UN FUTURO COMUNE

Un primo ordine di ragioni è strettamente politico: chiunque sia interessato ad un'accelerazione dell'integrazione europea e, eventualemnte, aneli un'Europa federale, deve affrontare il fatto che il controllo dei confini e, in ultima istanza, la decisione su chi possa penetrarli o meno, rappresentano gli elementi cardine della Sovranità Statale. Non può esserci alcuna unione politica senza delle politiche estere e di difesa federali: un'entità politica diviene credibile solo nel momento in cui può forzare gli altri agenti a seguire le sue decisioni: ciò può avvenire solo attraverso il controllo di polizia e forze armate, ovverosia il legittimo uso della forza all'interno dello Stato e alle sue forntiere.

Tale argomento potrebbe non essere molto efficace se non avete nessun interesse verso un'Europa federale: sono però piuttosto sicuro che siate interessati a garantire  i vostri standard di vita, a preservare il welfare state, e ad assicurare che la forza lavoro e l'economia siano entrambe in salute. Bene, se siete preoccupati per tali questioni dovreste essere a favore di un approccio comunitario più aperto all'imigrazione , dal momento che gli immigrati impattano positivamente sulle nostre economie in molteplici modi.

PIù GIOVANI E PIù FORTI: COME L'IMMIGRAZIONE AIUTA LE NOSTRE ECONOMIE.

L'immigrazione è, infatti, un'opportunità per l'Europa piuttosto che una minaccia. Innanzitutto, l'accusa che gli immigrati "rubino" i lavori è falsa: secondo l'OCSE, nei passati 10 anni, gli immigrati hanno rappresentato in Europa oltre il 24% dei nuovi assunti all'interno dei settori più in declino. In altre parole, gli immigrati tendono ad accettare i lavori che gli Europei non vogliono più fare, generalmente perchè tali occupazioni godono di uno status sociale non molto elevato.
In secondo luogo, gli immigrati sono indispensabili nell'aiutarci a rallentare il declino della nostra popolazione. La demografia può variare molto tra le diverse aree geopolitiche del mondo, ma possiamo tracciare facilmente una legge generale che ne descriva la comune dinamica: i paesi in via di sviluppo hanno una popolazione più giovane e in più rapida crescita rispetto a quella dei paesi sviluppati. Ciò potrebbe essere giustificato da diversi fattori: le migliori condizioni di vita nei paesi sviluppati hanno come conseguenza una più elevata aspettativa di vita, perciò anche una più alta percentuale di popolazione anziana. Similmente, quando le condizioni di vita migliorano e le convenzioni sociali sul ruolo delle donne cambiano, la fertilità totale tende a declinare.




Il tasso di fertilità totale è il numero di figli per donna, ed è un buon indicatore per valutare se la popolazione naturale (ossia la popolazione nata all'interno del territorio nazionale) è in crescita oppure no:la popolazione è in crescita se il tasso si trova sopra il cosiddetta "soglia di sostituzione", pari a 2 figli per donna. Se ogni madre dà alla luce due bambini, allora ogni coppia avrà due figli e la popolazione totale rimarrà stabile. Come è evidente dal grafico, il tasso di fertilità in Europa, nell'ultima decade, è stato costantemente sotto la soglia di sostituzione: ciò implica che nel lungo periodo l'Unione Europea perderà popolazione in termini assoluti, a meno di non fare affidamento all'immigrazione.

Ma perchè questo dovrebbe rappresentare un problema? Una popolazione declinante è esiziale per l'economia dato che, nelle moderne società, una gran parte dei servizi ha raggiunto un tale livello di complessità che necessita di abbondanti risorse per essere fornita in modo adeguato: solo una numerosa popolazione e un'elevata densità per Km² danno la possibilità di finanziare tali servizi in modo sostenibile. L'alta velocità ferroviaria richiede passeggeri, e in gran numero: se questa opera sotto una certa capacità non è più profittevole. Se hai a cuore la salute della stampa, la più importante "guardiana" delle nostre società, devi tenere conto che essa necessità di lettori. La stampa anglosassone è vigorosa e autorevole perchè si avvantaggia di un gigantesco mercato: una popolazione in crescità aiuterebbe la stampa a controbilanciare gli effetti avversi del cambiamento tecnologico.

Non solo necessitiamo di una popolazione in crescità ma abbiamo bisogno anche che sia giovane: i nostri cittadini invecchiano rapidissimamente e questo ha spiacevoli conseguenze.





Come potete vedere, la popolazione europea over-65 rappresentava nel 2002 il 16% del totale,  dieci anni dopo il 18,2%. Se non riusciremo ad invertire questo trend, la popolazione inattiva crescerà più rapidamente di quella attiva. Il secondo grafico ci mostra come questo stia già avvenendo: la linea raffigura l'evoluzione del rapporto tra la popolazione inattiva e quella in età da lavoro. Senza giri di parole, questo è il rapporto tra i pensionati e chi lavora per pagare le loro pensioni: se questo continua a crescere ci troveremo con una seria minaccia alla stabilità di lungo periodo per nostro welfare.
Ciò che vi ho mostrato non è solo un cumulo di dati, ma è un qualcosa che ha una notevole implicazione politica: la nostra popolazione naturale è in declino o, nella migliore delle ipotesi, rimane costante con una lieve crescita dovuta all'immigrazione; la nostra popolazione sta anche invecchiando ad un ritrmo celere, è tale fenomeno non sebra essere efficacemente contrastato dal recente flusso miratorio che l'Unione ha sperimentato. Abbiamo bisogno di milioni di immigrati e abbiamo bisogno di istituzioni federali in grado di fronteggiare tali flussi. Se vogliamo vivere in economie floride, se vogliamo mantenere i nostri sistemi di welfare, se vogliamo essere parte di una società fiorente ed essere capaci di affrontare i nostri competitor globali, dobbiamo invertire il nostro attuale atteggiamento   frammentato verso l'immigrazione e procedere alla creazione di un impianto istituzionale europeo comune, ossia un unico quadro di leggi in fatto d'immigrazione, un'unica entità politica atta a formularlo, e un'unica autorità titolata a farlo rispettare.

[Lorenzo Tondi]

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