(Gianluca Frattini) Ok, d’accordo, avete ragione: la Sinistra italiana è ridicola e composta per lo più da cialtroni e inetti.
Osservazioni difficilmente contestabili. Però avete anche un po’ rotto le
palle.
Attaccare la sinistra è diventato uno sport, ben poco estremo da praticare. E’ uno sparare sulla croce rossa, un’attività senza rischio. Ricorda un po’il periodo scolastico, quando certi compagni, per paura di essere identificati come sfigati e per far bella figura con gli altri, bersagliavano di scherzi e insulti l’infelice della classe, il vero sfigato. Solo che nel nostro caso lo sfigato, la sinistra, è anche handicappato. E’ una sorta di bullismo, possiamo dire.
Attaccare la sinistra è diventato uno sport, ben poco estremo da praticare. E’ uno sparare sulla croce rossa, un’attività senza rischio. Ricorda un po’il periodo scolastico, quando certi compagni, per paura di essere identificati come sfigati e per far bella figura con gli altri, bersagliavano di scherzi e insulti l’infelice della classe, il vero sfigato. Solo che nel nostro caso lo sfigato, la sinistra, è anche handicappato. E’ una sorta di bullismo, possiamo dire.
Prendiamo per contrapposizione la Destra: non c’è nulla di
più semplice che rappresentare la destra. Anche perché di destre ne abbiamo
solo due.
C’è quella identitaria, o meglio “della paura”, la quale trova la sua ragione di esistere nella contrapposizione con il diverso, il quale pone in crisi l’equilibrio che una società si è costruita nel corso dei secoli: si teme lo straniero, l’omosessuale, l’individuo di altra confessione religiosa, la scoperta scientifica, persino l’istituzione internazionale che ficca il naso negli affari della comunità in cui viviamo. Siccome l’uomo è per natura e nella media fortemente avverso al rischio, dato che ogni società è per forza in continua evoluzione, e che quindi ogni periodo storico vive le proprie crisi, questa forma di destra troverà sempre i propri sostenitori, in qualsiasi periodo storico. In fondo al vostro cuore anche voi sentite di appartenere almeno un po’ a questa destra, anche se faticate ad ammetterlo.
Poi c’è la “destra liberale”, che se vogliamo tralasciare decenni di studi filosofici, economici e politici, possiamo sintetizzare con : è tutta colpa dello Stato. La destra liberale mira a conquistare il potere politico (in alcuni casi anche in forme “temporaneamente dispotiche” o comunque non pienamente democratiche) al fine di ridurre il più possibile l’influenza del potere politico stesso da ogni settore della società. Siccome lo Stato è, nei suoi minimi termini, nient’altro che la forma massima di limitazione della libertà totale che ha un individuo in natura, non esiste classe sociale che non abbia almeno un qualche grado di avversione verso lo stato (specie se ti toglie metà reddito con le imposte)
Nella storia le destre si sono alternate tra queste due forme, entrambe però risultando sempre e comunque fortemente attraenti – in modo quasi istintuale – indipendentemente dal contesto economico e politico, oggi come ieri.
C’è quella identitaria, o meglio “della paura”, la quale trova la sua ragione di esistere nella contrapposizione con il diverso, il quale pone in crisi l’equilibrio che una società si è costruita nel corso dei secoli: si teme lo straniero, l’omosessuale, l’individuo di altra confessione religiosa, la scoperta scientifica, persino l’istituzione internazionale che ficca il naso negli affari della comunità in cui viviamo. Siccome l’uomo è per natura e nella media fortemente avverso al rischio, dato che ogni società è per forza in continua evoluzione, e che quindi ogni periodo storico vive le proprie crisi, questa forma di destra troverà sempre i propri sostenitori, in qualsiasi periodo storico. In fondo al vostro cuore anche voi sentite di appartenere almeno un po’ a questa destra, anche se faticate ad ammetterlo.
Poi c’è la “destra liberale”, che se vogliamo tralasciare decenni di studi filosofici, economici e politici, possiamo sintetizzare con : è tutta colpa dello Stato. La destra liberale mira a conquistare il potere politico (in alcuni casi anche in forme “temporaneamente dispotiche” o comunque non pienamente democratiche) al fine di ridurre il più possibile l’influenza del potere politico stesso da ogni settore della società. Siccome lo Stato è, nei suoi minimi termini, nient’altro che la forma massima di limitazione della libertà totale che ha un individuo in natura, non esiste classe sociale che non abbia almeno un qualche grado di avversione verso lo stato (specie se ti toglie metà reddito con le imposte)
Nella storia le destre si sono alternate tra queste due forme, entrambe però risultando sempre e comunque fortemente attraenti – in modo quasi istintuale – indipendentemente dal contesto economico e politico, oggi come ieri.
La Sinistra è invece in continua e perenne crisi
identitaria. I modelli politici di riferimento sono crollati da più di 30’anni
sotto il loro stesso peso; il mondo si è informatizzato e, susseguentemente,
finanzia rizzato ad una velocità impressionante; paradossalmente, mentre gli
ambiti di influenza, e soprattutto di regolamentazione, degli stati si
riducevano, il peso dello stesso sul PIL, in termini di spesa pubblica, debito
e pressione fiscale, andavano ad aumentare, e questo soprattutto in ragione di
processi di carattere demografico ( non è un mondo per giovani).
In questo contesto, rappresentare la sinistra è impresa improba per chiunque.
Se domani dichiari che “l’aliquota marginale per i redditi più elevati dovrà aumentare di 2 punti percentuali”, nemmeno avrai finito di pronunciare “marginale” che una buona parte dei tuoi imprenditori sarà scappata nella più liberale Repubblica Democratica del Turkmenistan, e un flusso di ricchezza finanziaria sarà volato verso Dublino, la Svizzera e le Isole Marshall. Con quale credibilità, poi, si può affermare che “è il momento per un nuovo e maggiore ruolo dello stato nell’economia”, se la spesa pubblica ha superato la metà del PIL e metà del reddito dei cittadini finisce in tasse? Parlar d’immigrazione e diritti di cittadinanza nell'epoca del terrorismo globale e della “contro-crociata Islamica” è sfida impossibile. Infine, anche affrontare le questioni dei diritti civili, in un periodo di grave crisi economica, sembra un po’ come voler distrarre l’attenzione da temi che toccano più da vicino il cittadino contribuente: ci sono sempre “questioni più urgenti da affrontare”.
“Ma cosa dici? Qui stiamo parlando della sinistra italiana! Del PD, d SEL, di cialtroni come mai si sono visti in Occidente, incapaci anche solo di vincere un’elezione e rimanere al governo per fare due riforme!”.
Alt.
Ma siamo proprio sicuri che la sinistra fuori dai nostri confini se la cavi tanto meglio?
Vogliamo ricordare la Spagna, di come Zapatero è riuscito a vincere le elezioni nel 2003, sostanzialmente grazie agli scivoloni fatti da Aznar dopo la stage di Atocha? Ora che il PP di Rajoy è al potere, nonostante le contestazioni al suo operato, gli spagnoli vedono comunque più appetibili i tanti partitini separatisti che non la sinistra socialista.
Poi c’è la SPD di Gerhard Schroder, quello delle riforme di sinistra che piacciono alla destra, la cosa più vicina la labour di Blair. E’ stato gradito a tal punto dagli elettori tedeschi da finire sconfitto nella successiva tornata elettorale e, se va tutto come Frau Merkel spera, falliranno anche questa volta nel tentativo di guidare il governo tedesco.
Passiamo poi al mio paese preferito, la Francia. Mentre il paese veniva guidato dalla destra di Chirac e poi di Sarkozy per quasi 20 anni, la sinistra del Partito socialista si dilaniava all'interno (ricordiamo i recenti scontri per la leadership tra Aubry, Royal, Hamon e l’attuale presidente della Repubblica Hollande, tali da far impallidire quelli tra renziani, bersaniani, dalemiani e ciwatiani del nostro PD), e il Front de Gauche continuava a ricercare con il lanternino la propria identità. Solo l’onda montante della crisi economica e una leadership caratterizzata da incapacità comunicativa e una strafottenza insostenibile da parte del piccolo napoleone ungherese sono riusciti a riportare sul trono di Francia i socialisti nel 2012. Ma l’uomo che avrebbe dovuto, non solo ridare equilibrio e forza alla Francia bastonando e fustigando i ricchi del paese, ma persino rivoluzionare l’Europa, François Hollande, ha fallito miseramente già dopo i primi due anni, lasciandoci immaginare che l’avventura socialista all’Eliseo non durerà molto.
Possiamo poi continuare il viaggio per tutta lì Europa e oltre ma penso ci siamo capiti.
Io non ho nessun interesse a difendere le sinistre del mondo, o ancor più l’oggettivamente pessimo operato di quella italiana, e credo che passerà ancora lungo tempo prima che la tornerò a votare. Forse, però, sarebbe opportuno fermarsi a riflettere prima di sparare con il fucile a piombini su di essa, o di fare gli “allenatori da casa”, televotando dal divano o dalla tastiera quali dovranno essere le nuove forme che la sinistra dovrà assumere per vincere alle successive elezioni – si passa da chi consiglia di trasformarla nel Partito Repubblicano USA a quelli a cui piacerebbe si tornasse ad intonare l’Internazionale socialista ai congressi PD, o un po’ più di audacia verso proposte progressiste nordcoreane – .
Ignorare il contesto mondiale nel quale viviamo, e indossare i paraocchi del provincialismo, non solo non ci permette di distinguere quali sono i problemi caratteristici della nostra sinistra e quali quelli della sinistra in genere ma, come al solito, finisce per portarci a ipotizzare soluzioni e modelli, spesso anacronistici, spesso dannosi, quasi sempre inadatti.
In questo contesto, rappresentare la sinistra è impresa improba per chiunque.
Se domani dichiari che “l’aliquota marginale per i redditi più elevati dovrà aumentare di 2 punti percentuali”, nemmeno avrai finito di pronunciare “marginale” che una buona parte dei tuoi imprenditori sarà scappata nella più liberale Repubblica Democratica del Turkmenistan, e un flusso di ricchezza finanziaria sarà volato verso Dublino, la Svizzera e le Isole Marshall. Con quale credibilità, poi, si può affermare che “è il momento per un nuovo e maggiore ruolo dello stato nell’economia”, se la spesa pubblica ha superato la metà del PIL e metà del reddito dei cittadini finisce in tasse? Parlar d’immigrazione e diritti di cittadinanza nell'epoca del terrorismo globale e della “contro-crociata Islamica” è sfida impossibile. Infine, anche affrontare le questioni dei diritti civili, in un periodo di grave crisi economica, sembra un po’ come voler distrarre l’attenzione da temi che toccano più da vicino il cittadino contribuente: ci sono sempre “questioni più urgenti da affrontare”.
“Ma cosa dici? Qui stiamo parlando della sinistra italiana! Del PD, d SEL, di cialtroni come mai si sono visti in Occidente, incapaci anche solo di vincere un’elezione e rimanere al governo per fare due riforme!”.
Alt.
Ma siamo proprio sicuri che la sinistra fuori dai nostri confini se la cavi tanto meglio?
Vogliamo ricordare la Spagna, di come Zapatero è riuscito a vincere le elezioni nel 2003, sostanzialmente grazie agli scivoloni fatti da Aznar dopo la stage di Atocha? Ora che il PP di Rajoy è al potere, nonostante le contestazioni al suo operato, gli spagnoli vedono comunque più appetibili i tanti partitini separatisti che non la sinistra socialista.
Poi c’è la SPD di Gerhard Schroder, quello delle riforme di sinistra che piacciono alla destra, la cosa più vicina la labour di Blair. E’ stato gradito a tal punto dagli elettori tedeschi da finire sconfitto nella successiva tornata elettorale e, se va tutto come Frau Merkel spera, falliranno anche questa volta nel tentativo di guidare il governo tedesco.
Passiamo poi al mio paese preferito, la Francia. Mentre il paese veniva guidato dalla destra di Chirac e poi di Sarkozy per quasi 20 anni, la sinistra del Partito socialista si dilaniava all'interno (ricordiamo i recenti scontri per la leadership tra Aubry, Royal, Hamon e l’attuale presidente della Repubblica Hollande, tali da far impallidire quelli tra renziani, bersaniani, dalemiani e ciwatiani del nostro PD), e il Front de Gauche continuava a ricercare con il lanternino la propria identità. Solo l’onda montante della crisi economica e una leadership caratterizzata da incapacità comunicativa e una strafottenza insostenibile da parte del piccolo napoleone ungherese sono riusciti a riportare sul trono di Francia i socialisti nel 2012. Ma l’uomo che avrebbe dovuto, non solo ridare equilibrio e forza alla Francia bastonando e fustigando i ricchi del paese, ma persino rivoluzionare l’Europa, François Hollande, ha fallito miseramente già dopo i primi due anni, lasciandoci immaginare che l’avventura socialista all’Eliseo non durerà molto.
Possiamo poi continuare il viaggio per tutta lì Europa e oltre ma penso ci siamo capiti.
Io non ho nessun interesse a difendere le sinistre del mondo, o ancor più l’oggettivamente pessimo operato di quella italiana, e credo che passerà ancora lungo tempo prima che la tornerò a votare. Forse, però, sarebbe opportuno fermarsi a riflettere prima di sparare con il fucile a piombini su di essa, o di fare gli “allenatori da casa”, televotando dal divano o dalla tastiera quali dovranno essere le nuove forme che la sinistra dovrà assumere per vincere alle successive elezioni – si passa da chi consiglia di trasformarla nel Partito Repubblicano USA a quelli a cui piacerebbe si tornasse ad intonare l’Internazionale socialista ai congressi PD, o un po’ più di audacia verso proposte progressiste nordcoreane – .
Ignorare il contesto mondiale nel quale viviamo, e indossare i paraocchi del provincialismo, non solo non ci permette di distinguere quali sono i problemi caratteristici della nostra sinistra e quali quelli della sinistra in genere ma, come al solito, finisce per portarci a ipotizzare soluzioni e modelli, spesso anacronistici, spesso dannosi, quasi sempre inadatti.
3 commenti:
Secondo me non ci pensi a votare, anzi no, a pensare ad una nuova sinistra, perché sei una persona sostanzialmente di destra per cui, fingendo di fare un'analisi spassionata su quello che è realmente oggi la maggioranza di sinistra di "governo" (o meglio a vocazione maggioritaria) in Italia ed in Europa , riproponi sostanzialmente i soliti luoghi comuni strumentali della destra liberale e non. Che senso ha affermare che la quota della spesa pubblica ha superato la metà del PIL, se non si tiene in considerazione il fatto che il PIL è calato e che la maggior pressione fiscale non è servita ad aumentare le spese correnti, ma per soddisfare la maggiore spesa sul servizio sul debito (interessi) e per tenere fede agli impegni presi in Europa (fondo salva-stati, pareggio di bilancio e austerità che ti imprigionano in un vortice vizioso in cui per rincorrere un maggiore avanzo primario il PIL cala, il rapporto debito/pil peggiora e aumenta paradossalmente la % della spesa pubblica sul PIL)? Sono cose risapute (io le ho apprese guardando dei grafici del FMI), ma lo stesso ministro Saccomanni ha detto che dal 2009 al 2012, in termini reali, la spesa pubblica (cioè escludendo interessi, impegni europei, etc) è calata di 8 punti di PIL. Quindi che senso ha fingere di fare un'analisi asettica sulla sinistra se nello stesso tempo si ripetono e si spacciano per veri quelli che sono dei veri e propri luoghi comuni utilizzati in maniera strumentale (cioè senza fare una ricostruzione degli eventi) dalla destra liberale? Lo stesso discorso si potrebbe anche sul tormentone delle presunte crociate islamiche che tu consideri vere e fondate. Eppure ci sono dati e proiezioni (della PewResearch) che affermano che la popolazione islamica in Europa aumenta con il ritmo dell'1% ogni dieci anni (considera che sono dati del 2010, quindi forse un po' troppo ottimistici se si considera la crisi attuale), per cui, se nel 2010 la popolazione di religione islamica era il 6% della popolazione europea, per arrivare all'instaurazione della sharia e dell'Eurabia bisognerà aspettare fino al 2900 e passa. Ovviamente è ipotesi che si basa su una considerazione un po' forzata, cioè sul fatto che, nonostante il passare di secoli, non avvenga nessuna forma di secolarizzazione. Il che è una cosa che fa abbastanza sorridere, soprattutto se si conosce qualche figlio di immigrati islamici (che non sono esattamente come degli affiliati di gruppi fondamentalisti). In ogni caso, a mio avviso, le due destre in certi frangenti si stanno saldando. In Italia un esempio di questa connubbio tra destra "identitaria" e destra "liberale" sono i così detti fallacciani, il cui pensiero è per esempio rappresentato da personaggi come Antonio Martino.
Paolo
Ciao Paolo.
Grazie innanzitutto per i commento, cosa rara da queste parti.
Credo, ed è sicuramente colpa mia a questo punto, che tu abbia mal interpretato i contenuti e il senso generale di questo post.
Sull'islam, è proprio come dici te: NON penso che esista oggi, nè esisterà domani un problema islam in Europa e nel mondo. Per quello ho usato il virgolettato.
Ho si parlato della spesa pubblica in crescita in tutto il mondo (fenomeno reale), ma poi fai tu il salto logico, finendo per farmi dire cose che, sulla crisi, non penso proprio.
Sull'attuale situazione economica h scritto parecchie cose, che ti invito a leggere, se hai qualche minimo interesse nel capire il mio (non rilevante) pensiero a riguardo.
in primo luogo qui
http://nocanditi.blogspot.it/2013/08/tre-metri-sopra-i-propri-mezzi.html
poi qui
http://bloganza.vloganza.tv/2013/07/crisi-fede-e-paragonismo-le-domande-che.html
e qui, dove accenno anche qualche soluzione
http://bloganza.vloganza.tv/2013/07/svalutare-e-vendere-ipad-alla-velocita.html#.UjfvXdJShvA
Più in generale, il post non voleva essere una "guida alla sinistra per riformarsi e vincere, piuttosto era un'analisi su come OGGI la sinistra viene PERCEPITA dall'elettorato, e una spiegazione sul contesto globale nel quale si muove, per concludere che nel mondo odierno è più semplice elettoralmente rappresentare la DESTRA. Un post alla faciloneria di molti che la criticano.
per concludere: io poi non dico di ESSERE di sinistra, ma solo di averla votata in passato. Non ho mai amato limitarmi con delle etichette.
sperando di essermi chiarito, ti mando un saluto,
Gianluca
Ciao Gianluca, grazie per la risposta. Ora ho capito, anche se in ogni caso trovo tendenzialmente non corretto descrivere come viene percepita la "sinistra" se poi non si parla di come l'ideologia dominante omette sistematicamente le cause profonde della crisi e del fatto che la stessa "sinistra" (quella a vocazione maggioritaria) ha sposato i paradigmi della destra liberale. Bisognerebbe poi parlare della famosa spesa pubblica in maniera più laica, senza dare spago alle versioni moralisteggianti che dipingono i così detti liberali come degli alieni emarginati che vivono in un altro mondo perché oppressi dai cattivoni keynesiani. Se guardiamo in faccia alla realtà degli ultimi decenni e lasciamo perdere i vuoti slogan del Giannino di turno, risulta abbastanza evidente il fatto che in molti settori la spesa pubblica (magari attraverso il ricorso delle esternalizzazioni dei servizi) è stata "catturata" da interessi privati (magari gli stessi interessi che poi attraverso i propri organi di stampa fanno campagne contro la spesa pubblica e a favore per ulteriori liberalizzazioni e privatizzazioni), diventando paradossalmente uno strumento per applicare delle politiche economiche dal lato dell'offerta. Gli esempi si sprecano, dai servizi sanitari, alla TAV, dal sistema di smaltimento dei rifiuti in deroga ai controlli della corte dei conti e dei poteri pubblici (vedi per esempio l'emergenza in Campania) agli incentivi sull'eolico selvaggio in odor di mafia. Tutte cosette che i liberali si dimenticano e che sfuggono ( per malafede?) all'ideologia del liberista alle vongole scatenato al bar dello sport. Per questo motivo non credo ai proclami che dipingono le proposte alternative al modello che viviamo oggi come anacronistiche e inadatte(per chi?), perché inevitabilmente si fa un uso di un linguaggio pseudo-neutrale di facciata per riproporre i dogmi della destra liberale. Ciao.
Paolo
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