Ricapitoliamo cosa è successo. Negli anni ’90 buona parte dei paesi dell’unione europea hanno deciso, volontariamente, di adottare la moneta unica, precludendosi la possibilità di ricorrere alle svalutazioni, perché il paradigma era: svalutazioni=BRUTTO. Forse era un’idea giusta, forse pessima, sta di fatto che tutti hanno fatto la rincorsa per adottare questo sistema , facendo persino carte false (qualsiasi riferimento a Grecia e Italia è puramente volontario). Una volta fatto il passo all’interno di questo nuovo regime, ogni paese ha necessariamente dovuto adottare una strategia che gli permettesse di migliorare la propria condizione economica. La Germania, che usciva da un decennio difficile, ha deciso di adottare una strategia che facesse leva sul suo vantaggio competitivo, l’alta produttività, adottando riforme che vertevano sulla riduzione della spesa pubblica e sulla moderazione salariale, così da riuscire ad esportare di più IN TUTTO IL RESTO DEL MONDO (leggete bene: TUTTO il resto del mondo). I governi tedeschi hanno chiesto AI SINDACATI e ai PROPRI CITTADINI “siete disposti a questi sacrifici?”. Risposta dell’epoca: SI. Conseguenze negli anni successivi: aumento delle esportazioni, crescita del pil sopra la media europea, riduzione delle imposte E DELLA DISOCCUPAZIONE (sottolineo). Certo, ci sono i “minijobs”, i salari, COMUNQUE Già Più ALTI DELLA MEDIA EUROPEA, sono cresciuti più lentamente, e certo non ci sono tutte quelle protezioni del lavoro che si trovano in paesi come Cina, brasile e India (si, sono ironico), ma certo buona parte degli obbiettivi economici principali sono stati centrati. Cosa hanno fatto invece Paesi come Italia, Portogallo e Grecia? Si sono adeguati? Han giocato d’anticipo? Han riformato? Si, perché non è che se un paese decide di esportare di più (vedi Germania) allora tutti gli altri importano, possono diventare più competitivi, ad esempio, riducendo il suo vantaggio. Magari aumentando in qualche modo i fattori che determinano la produttività, oppure, se si trovano con salari in crescita anche se moderata ma una produttività stagnate oppure decrescente, bloccano momentaneamente i primi aspettando che la seconda aumenti. Niente di tutto questo. Per parlare anche solo del nostro Paese, questo, in virtù di una spesa per interessi in diminuzione ha deciso bene di utilizzare questo vantaggio per spendere, spendere e, un po’, anche per spendere (a parità di pressione fiscale, si intende). Ma non è che queste siano finite in investimenti per creare la nuova silicon Valley calabrese, o in banda larga, o in investimenti produttivi. No: ci abbiamo pagato essenzialmente diversi tipi stipendi e di beni per non si sa cosa. bene, questa spesa a cosa è servita? Ha "stimolato la domanda facendo crescere tramite moltiplicatore il PIL"? Ha migliorato le nostre infrastrutture o i nostri servizi? Abbiamo diminuito la disoccupazione? Direi proprio di no. E nessuno, ma proprio nessuno ci ha costretto a questa situazione. Al Portogalloe d alla Grecia è andata anche peggio. Spagna, Francia e Irlanda hanno avuto una situazione DIVERSA e più complicata. bene, e già da qui si può capire quale strategia è stata vincente e quale perdente. Non per questo però è sensato andare a cercare colpevoli e capri espiatori. La domanda “di chi è la colpa?”, mi pare davvero idiota. E se proprio occorre porcela, mi pare davvero un assurdo logico attribuire TUTTE le colpe alla Germania, solo perché la sua strategia è stata “meno perdente”. Persone serie e sensate, e non animate da spirito partigiano (di ogni orientamento), si porrebbero un’unica domanda: “come uscirne?”. Austerity? Eurobond? Spesa keynesiana? Allegra stampa di moneta? Uscita dall’euro e svalutazione? PROPRIO NON NE HO IDEA! L’unica cosa di cui mi sembro certo è che per problemi diversi, come diverse sono le situazioni nazionali, è difficile poter adottare un’UNICA soluzione.
Gianluca Frattini
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