lunedì 28 maggio 2012
I FALLIMENTI DEL SISTEMA SOLARE
"E' il mercato che fallisce"; "E' lo stato a fallire"; "il capitalismo sta fallendo"; "no, a fallire è la pianificazione centrale".
A ben guardare TUTTI i sistemi complessi sono, prima o poi, destinati a fallire. Anche la natura, sebbene la cosa non ci paia facilmente concepibile, "fallisce". Le specie viventi si estinguono, i sistemi stellari esplodono o "si spengono" (in realtà la dinamica è più complessa, ma non serve addentrarsi nei particolari), l'universo, probabilmente, scomparirà in una nube di entropia (Big Freeze) e, sopratutto, ogni individuo di una specie vivente è destinato a morire, per quanto possano essere imponenti gli sforzi, volontari o meno, atti ad evitare tale drammatico finale. Il fatto è che la natura non è teleologica, non ha un fine ultimo, uno scopo: semplicemente agisce. Pertanto non si può parlare di "fallimenti" veri e propri, ma di rotture di equilibrio, conseguenti a continui e progressivi cambiamenti di stato del sistema. Ma in definitiva, dal nostro punto di vista antropocentrico, possono certo essere accostabili ai fallimenti per come li intendiamo.
Per i sistemi umani, quelli prodotti dal nostro intelletto -cioè la proiezione dei nostri neuroni sulla realtà, per i riduzionisti come il sottoscritto- sussiste però l'illusione che questi debbano essere progettati per non fallire mai. Anche perchè noi umani di scopi nella vita ne produciamo a profusione. Siamo creature teleologiche. Tutti i nostri costrutti morali ed etici hanno alla base il concetto di "fine ultimo".
Ed invece il fallimento dei sistemi "artificiali, che siano sistemi di produzione o sistemi politici, è una regolarità nella nostra storia.
Per fare due esempi concreti: il sistema capitalistico basato sul libero mercato, è il sistema di produzione che ha presentato le migliori performance per quanto riguarda la crescita ; non si può dire lo stesso per quanto concerne l'uguaglianza dei redditi; la sperequazione che si viene a creare, inoltre, nel lungo periodo può affliggere le stesse prestazioni nell crescita. Di contro, i sistemi a pianificazione centrale, nel breve periodo raggiungono considerevoli livelli di uguaglianza; invece, nel medio-lungo periodo non sono efficienti per quanto concerne la crescita (ed hanno la malsana tendenza a produrre regimi politici dispotici e totalitari); la mancanza di crescita, inoltre, nel lungo periodo può anche intaccare pesantemente l'uguaglianza distributiva.
Mi astengo da fare inutili riflessioni su altri sistemi di produzione che si sono presentati nel corso della storia.
Con una tale dinamica, in cui violenti e inattesi cambiamenti, uniti a errori e contraddizioni immanenti ad ogni sistema (chiamiamoli "errori genetici" se vogliamo mantenere il legame metaforico con la natura), conducono al superamento degli stessi e, probabilmente, anche alla nostra definitiva estinzione, qualsiasi giochetto di politica monetaria, fiscale o salariale, ha praticamente lo stesso effetto che può avere una vita sana, un regime alimentare controllato, e una buona dose di medicinali nei momenti di malattia, sulla nostra probabilità di sopravvivere alla morte.
Cosa fare? Diventate religiosi :-D
Gianluca Frattini
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