sabato 25 maggio 2013
QUANDO L'ABORTO COLPISCE CHI NASCE: aborto tout court Vs. aborto selettivo
In una discussione su facebook relativa a questo articolo, nel quale si faceva presente che per colpa della crescente diffusione dell'obiezione di coscienza tra i medici italiani, il diritto sancito per legge delle donne di abortire sta di fatto venendo sempre più limitato, anche nei casi di necessità terapeutica, è uscito il tema degli "aborti selettivi" che avvengono nei paesi in via di sviluppo (in particolare Cina ed India), dove spesso, a "non essere selezionate" sono le donne, sovente, in presenza di politiche governative di controllo delle nascite.
A tal proposito mi è stato presentato quest'altro articolo, che attraverso un ragionamento pienamente logico, sembra in qualche modo avvallare la pratica dell'aborto selettivo, e lo fa per ogni circostanza:
"dal punto di vista razionale non sembra esistere alcuna ragione per considerare la riduzione embrionaria diversamente da una interruzione volontaria di gravidanza, e se si è favore della possibilità della donna di scegliere di abortire, allora si dovrebbe essere anche a favore dell’aborto selettivo.".
Il fatto è che, "con l'aborto selettivo" nei contesti sopra esposti, non si sta parlando di semplice scelta individuale, ma di una pratica basata su di un pregiudizio arcaico che sembra essersi conservato in età moderna, rafforzato da una avversa situazione socio-economica e da programmi governativi di controllo demografico.
Sottolineando innanzitutto che tutte le politiche finalizzate al controllo demografico, sono distorsive, aberranti e molto spesso anche inefficaci, c'è da dire che l'aborto selettivo basato su tali presupposti, non è un danno perpetrato al "non nato (o nata)", di cui tratta l'articolo che hai linkato, ma è un problema per le conseguenze sociali su chi nasce. prima di tutto verso l'oggetto della discriminazione, ossia le donne, che vedono rafforzate le pratiche discriminatorie e la considerazione di "fardello sociale", se non altro per un fatto numerico "divengono minoranza". Poi è un problema indiretto anche per gli uomini: aumentando il disequilibrio tra nati maschi e nati femmine (in cina nascono 110 uomini ogni 100 donne) puoi immaginare anche te quali possano essere le conseguenze sull'armonia di una comunità.
Quindi, il problema della "donna fardello" dovrebbe essere affrontato, non certo impedendo gli aborti selettivi (come?) cercando innanzitutto di agire sui fattori economici e istituzionali che perpetrano questo fenomeno discriminatorio: a cominciare dall'istruzione (come è avvenuto in Kerala) e poi, magari, adottando qualche forma, la meno distorsiva possibile, di affermative action.
Aggiungo, che l'approccio bioetico dell'articolo, non mi trova molto concorde: parte dall'idea del "determinismo tecnologico" e di una sorta di "neutralità morale" per la razionalità. Sostiene che "siccome la tecnologia ci permette potenzialmente di far tutto, allora è giusto che si faccia tutto, tanto in un modo o nell'altro le cose avvengono". inoltre se una cosa è razionale è inutile farsi tante pippe mentali.Attenzione, siamo creature razionali, ma anche morali, inoltre se la tecnica ci permette di fare ogni cosa, è anche vero che ci permette di controllare pian piano anche gli stessi fenomeni a cui diamo vita (sebbene il controllo segua solo).
Gianluca Frattini
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