Qui di seguito trovate un mio commento ad un interessante post di Archeo-Finanza dal titolo "Sul Moltiplicatore Keynesiano". Spero sia un buono spunto per ulteriori riflessioni.
E' mia opinione (e come tale vale meno di un peto in un barattolo) che economisti di matrice sia kaldoriana che "liberista", anche se per ragioni differenti, non riescano a riconoscere che in una crisi finanziaria e bancaria, poi di tale magnitudo, i meccanismi economici non funzionano adeguatamente come nelle fasi di espansione o nelle normali crisi. Da qui ricette che, se in altri contesti sarebbero valide, sensate, e persino necessarie, ORA siano pericolose o esiziali.
Detto ciò, sul fatto che l'Europa non sia un AVO (anche meno dell'Italia, se non altro per la lingua), sono pienamente d'accordo. Ma questo è semmai un'aggravante, un ulteriore problema al tentativo di aggiustamento.
Se infatti è facile aspettarsi che, in caso di recessione o di aggiustamento strutturale, un impiegato di Bari si trasferisca a Udine, o un operaio di Detroit a Chicago, è ben più difficile credere che un muratore di Bergano, un barista di Lecce o un cassiere di Ladispoli (il mio caso), si sposti a Rotterdam o Olkiluoto.
Per rifarci a realtà a noi più vicine, e per spiegarmi meglio, faccio due esempi. Uno è la Svezia, spesso citato come paese che ha operato una drastica dieta alla spesa e alle imposte durante una recessione. Vero, ma è anche vero che per controbilanciare il calo della domanda interna dovuto alle riforme, il piccolo paese molto aperto ai mercati internazionali, ha lasciato svalutare lamoneta
Anche la Germania ha tagliato la pressione fiscale e ha rallentato (non tagliato) la crescita della spesa. Ma lo ha fatto durante un ciclo economico più favorevole, VIOLANDO i limiti di Maastricht, e facendo leva su salari e PRODUTTIVITà ben più alte, potendo così rallentare la crescita dei primi per puntare alle export
L’Irlanda, invece, ha in effetti fatto bene con l’austerity sul piano del deficit e dello spread, ma il debito è esploso e la disoccupazione è ancora altissima. E comunque non credo che, per le sue peculiarità come economia, il modello possa essere applicato a grandi paesi industriali come l’Italia o la Spagna , o a economie di cartapesta come Portogallo o Grecia.
Scopro ad ogni modo, perché corretto, le mie carte. Quello che propongo è non troppo dissimile da ciò che dicono Seminerio e (in parte) Piga.Ossia: Più Europa federale. Nel senso di una maggiore integrazione bancaria e fiscale, con maggiore concessione di sovranità. Ma a questo devono (o dovrebbero) corrispondere 3 prerequisiti da attuare SUBITO per la STRAODINARIA situazione: minor timore da parte di bce e bundesbak verso l’inflazione; più democraticità delle istituzione europee; un rilassamento dei criteri del fiscal compact O lo svincolo dagli obbiettivi di bilancio per Spese in infrastrutture al Sud sotto la STRETTA OSSERVAZIONE DI EUROPA E GERMANIA.
Sono tutt’altro che sicuro che questa sia la soluzione giusta, e sono, al contrario, certo che sia politicamente una mission impossibile, ma per ora credo sia l’unica strada percorribile.
Gianluca Frattini
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