questo è un commento all'interessante articolo di emanuele sbardella, sul tema degli stage sottopagati, pubblicato sul suo sul suo blog, e che a sua volta vuole essere una lettura critica di un'altro, di Stefano Feltri, apparso sulla versione on-line del fatto quotidiano e dal titolo “La truffa degli stage”
l'articolo di emanuele e quello qui sotto linkato. Vi invito a leggerlo prima di passare alle mia piccol riflessione.
http://networkedblogs.com/dWOm6
ogni tipologia di contratto lavorativo dovrebbe avere, chiara e in calce, la sua ragione d'essere.E dovrebbe averla per entrambi gli attori interessati alla stipula. Lo stage troverebbe la sua ratio nel permettere di collocare un giovane alle prime esperienze lavorative, all'interno di un contesto organizzativo, al fine di permetterli un percorso di APPRENDIMENTO che abbia poi come sbocco un definitivo ( iperbole per contratto a tempo determinato)l'inserimento pienamente integrato del lavoratore stesso. i vantaggi sarebbero ovvi per entrambi.
attualmente invece, l'esperienza del tirocinio consiste nello svolgere per un brevissimo periodo le mansioni più umili ma necessarie al funzionamento di una società, evitando a quest'ultima l'onere di assumere un nuovo impiegato. vantaggi unilaterali.
se a questo si riduce lo stage("steig" "stasch" tirocinio...)la rivendicazione salariale si scopre necessità
non dobbiamo però rassegnarci allo status quo, ne tanto-meno invocare rivoluzioni di classe volte a modificare il sistema di produzione capitalista, e bal-blaismi.
soluzioni immanenti al "terribile" "turbocapitalismo" liberale e globalista ci sono, e finiscono tutte sotto l'etichetta "competizione"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/12/sembra-che-in-italia-per-amore-o-per-forza/76335/
Gianluca TdC
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