sabato 3 febbraio 2007

il vecchio candito ideologico e i nuovi manifestanti

Il fenomeno “ Berlusconi ”, il quale riesce a raccogliere attorno a se una marea di sostenitori e proseliti e portare in piazza una marea di folla inneggiante il suo nome ,non può certo essere spiegato con l’ignoranza delle persone di una certa parte politica .Bisogna legare questo fenomeno anche al crollo dei valori, ed in particolare di quelli comunista e socialista, tra seconda metà degli ottanta al culmine dei giorni nostri ,dove oramai servono solo a farcire le bocche di retorica anacronistica di certi politici, in un senso o nell’altro.Tali valori oltre che a dare un senso a chi li sosteneva , modellava per contrasto e forniva ragione di esistere chi vi si opponeva.Morti i valori morte le identità[politiche]


ed ecco che si vanno a creare delle lacune interiori che in pochi modi possono essere riempite:

1) anzitutto col culto della personalità , che porta le masse ad identificare il partito ( leggete anche nemico) con la figura del suo leader, e non con le sue idee , ma solo con la sua caratura, il suo carattere, la forza dell’estetica svuotata di contenuto .

2) il riecheggio di un nemico che si è perso nel tempo. A tutti piace sentire risuonare nei comizi le parole comunisti,fascisti ,socialisti( la prima va per la maggiore) pensando di poter affrontare ( o all’opposto identificarsi con )il cadavere di un passato che fu certo pesante ma anche significativo.

3) con l’abbraccio di nuove utopie: sparito il fascino dell’universo tinto di rosso( per qualcuno colore della passione per qualcuno dei litri di sangue) utopistico e egualitario, in un mondo dove dell’identità individuale e del diverso si è fatta per anni una campagna di accettazione al limite dell’inverosimile, ecco spuntare il fantasma dell’anarco-liberismo e della sua reinterpretazione storica.Un altro orizzonte difficile da scrutare e dai contorni poco precisi.

4)poi c’è l’estrema scelta: quella chiamata” sono tutti uguali” da molti definita semplicemente qualunquista. Dalla poca efficacia sociale e politica ( un non voto non ha mai cambiato nulla) ma dalla grossa espressività sociale.L’espressione di un’insoddisfazione e di un vuoto che da indolenza e pura frustrazione può divenire base trampolino per una rivolta.


Ma attenzione: se è vero che dal basso sono spesso partite le grida di dolore di chi voleva cambiare, queste sono sempre state utilizzate da chi il potere non l'ha mai avuto completamente in pugno ma comunque l'ha sempre lambito da vicino, per mutare a proprio favore ciò che senza l’ausilio della folla non avrebbe potuto ottenere.Quindi un cambiamento del vertice forse si, ma mai dal basso.Quello che è in basso viene usato solo per metterci i piedi


Quindi attenzione a queste manifestazioni “ di cravatte, pensionati ,camice verdi e analfabeti”

2 commenti:

  1. mmm.

    il punto 4 è mal spiegato.


    il non voto di per se non ha alcuna valenza POLITICA appunto.
    è difficile che esso possa diventare un segno di protesta efficace nei confronti delle alte acriche dello stato(basta guardare l'esempio israelianio nell'adesione al voto).
    è un forte indice di malessere sociale, che può malauguratamente divenire funzionale per certe gerarchie di potere desiderose di cambiare lo status quo a proprio appannaggio, senza cambiare sostanzialmente la situazione disagiata di chi ha inizialmente alzato il "grido di dolore".


    un ulteriore correzione:

    la frase


    "tra seconda metà degli ottanta al culmine dei giorni nostri "

    è da intendersi come:
    >tra LA SECONDA METà DEGLI '80 sino AL culmine dei giorni nostri,

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  2. La soluzione è scardinare il sistema... :))
    Ciao canditofobo.
    Kirbmarc.

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