domenica 30 settembre 2018

QUALCHE RIFLESSIONE SUL REDDITO DI CITTADINANZA



Il reddito di cittadinanza (che non è un Reddito Minimo, di inclusione o base) non esiste da nessuna parte all'infuori dell'Alaska (dove è finanziato dai proventi della vendita di petrolio: rendita di stato che diviene reddito individuale).
Il famoso reddito per combattere la disoccupazione tecnologica non esiste (se sia una buona idea, e per me non lo è, è altro discorso). L'esperimento più vicino, quello di Helsinki, prevedeva la contemporanea riduzione di altre prestazioni sociali, e ha subito quest'anno una repentina battuta d'arresto.
Quello che esiste in altre realtà è un Reddito di Inclusione, non universale, con importi relativamente minimi, per ragioni ovvie (esempio il Rei francese, o la Germania post Hartz 4).
In Italia un piccolo reddito di inclusione è stato introdotto dal passato governo : il REI.
Passiamo al Reddito di Cittadinanza (RdC) proposto dal Movimento 5 stelle.
È davvero un Reddito di Cittadinanza?
No, è sempre un reddito di inclusione, basato sull'ISEE (indicatore economico) e vincolato all'accettazione di offerte di lavoro (ne potete rifiutare 3, anche se non si sa su che base geografica).
Per cui è solo un REI più costoso e, a quanto si legge, più complicato.
E a quanto ammonta? Si parla di 10 miliardi per una platea di 6,5 milioni di individui. Fanno 128 euro al mese. Probabilmente a integrazione di altre esistenti misure di sostegno al reddito, ma non sono sicuro.
Se introduci una spesa che deve entrare a regime (perdurare nel tempo) ma la basi sul finanziamento tramite deficit (una tantum), diventa piuttosto dubbia la sua sostenibilità.
Affinché una spesa a deficit si possa auto-finanziare, ossia essere sostenibile nel tempo grazie ad una crescita maggiore della spesa sostenuta, il suo moltiplicatore fiscale deve essere maggiore di 1 .
Ora, pur se il dibattito sui moltiplicatori resta (abbastanza) aperto, una cosa su cui c'è concordanza è che il moltiplicatore per i trasferimenti e la spesa corrente, specie se non si è in recessione, è minore di 1. Quindi i soldi spesi per consumi pubblici, pensioni e trasferimenti, tipo il RdC, hanno impatti sulla crescita inferiori al loro importo.
Ciò è anche intuitivo, dato che in economie aperte molta spesa dei cittadini meno abbienti va per beni importati, e comunque spesso a basso valore aggiunto (es. alimentari).
Ma aiuta davvero i poveri e le fasce meno abbienti? Dipende, perché il rischio è di bloccare tanti nella "trappola della povertà", disincentivando la ricerca attiva di lavoro, specie al sud, se si trovano stratagemmi per rifiutare le tre proposte.
Poi, se da un lato metti in tasca soldi ai poveri, dall'altra glieli togli. Primo perché la copertura potrebbe arrivare anche dalla cancellazione degli 80 euro di Renzi (misura populista, ma comunque di sostegno al reddito dipendente). Secondo perché la Flat Tax sugli autonomi, sempre presente nel Def, è misura REGRESSIVA, cioè a favore dei redditi più elevati.
Un finto Robin Hood che dà poco ad alcuni poveri (128 euro), toglie ad altri semi-poveri (80 euro ai dipendenti con RAL sotto i 25.000 euro) e dà parecchio ai ricchi.
Il tutto non sostenibile fiscalmente sul lungo periodo.

Fonti: